COME ERAVAMO

COME ERAVAMO
DOVE ERAVAMO

venerdì 26 febbraio 2010

A CHI NON C'E' PIU'

Esistono poi, delle persone che non esistono più.

Compagni di viaggio scesi a delle fermate, intermedie, troppo presto.
Rimangono nella memoria, congelati ad un momento, un gesto, uno sguardo… a piacer.

CIANOLLA:
non ricordo come si chiamasse di nome, era alto bruno e coi capelli ricci, naso pronunciato senza essere grosso, forse gli occhi, scuri, un pelino vicini, ma nel complesso un bel ragazzo alto e atletico, così lo ricordo. Lo incontrai per pochi giorni, non ci feci mai un turno insieme; vorticoso era il ballo dei turni e qualcosa ogni tanto saltava, (un po’ come le otturazioni ).
Valter Timino al ritorno da un turno, ci raccontò che “SUPERMAN” (alias Cianolla) si era comportato con l’assolutismo di un marine, ci disse che addirittura, era stato capace di tirare “acqua” sporca con lo sturacessi ai seniores…diciamo … non allineati ( ve lo ricordate quello sturacessi vero? Bastone di eucaliptus nodoso e con un leggero dog-leg a sinistra, con straccio di tela grosso legato intorno alla base), ma questi fatti , il Timino ce li raccontava ridendo… forse non era vero, io gli credetti, ma sono stato sempre un credulone.
Insomma volevo verificare di persona e, a una pizza una sera, chiesi a Cianolla, se era vero quello che si diceva di lui. Mentre parlavo,Cianolla mi ascoltava e mi osservava, lasciandomi i miei dubbi, anche lui con un sorrisetto impertinente che nulla confermava e nulla smentiva…Mica l’ho mai capito come stavano le cose!
Fu l’ultima volta che lo vidi…. Dopo poco, credo, se ne andò per un repentino “attacco di regina e matto in due mosse”. Insomma meningite, a diciannove anni ,..un po prestino…. quando lo venni a sapere non ci credetti

MARINA MOLINAS:
Carina, anche lei sorella di… e, fidanzatina storica di Ciacchei. Sorrisetto e sguardo dolce, nasino a punta, occhi da cocker, dolci,appunto . Gonna larga a fiorellini e zoccoli Pescura ai piedi, gran moda dei tempi. Un amorino insomma. Quello che so è che negli anni a seguire, seguì una qualche setta di figli di qualche dio, forse minore e , forse anche incazzatiello di ciò. Tornata a casa dopo anni, e svuotata di sé, ha cercato la via rapida per quel dio, o magari anche un altro dio .., il primo che passasse e la raccogliesse ai piedi di un grattacielo dell’EUR dopo quattordici piani e duevirgolatrentacinque secondi circa di volo finalmente libero.
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ALFREDO
Vivente
Alto magro sguardo dolce, mai incazzato, riccio castano.
Alfredo detto “KING ALFRED” nel 78 eri un diventato rapidamente una icona,un mito musicale nel villaggio seniores; ammiravo la tua repentina ascesa all’olimpo dei suonatori pluridecorati..
Suonavi di tutto e bene: chitarra, tastiere, percussioni, archi, fiati triangoli e rettangoli, sensibile, molto, troppo.
“La candela che brucia da due lati fa il doppio di luce, in metà tempo…”
Qualche ingranaggio un pomeriggio cominciò a slittare….. forse della sabbia, forse l’incuria invernale, non lo so! Cominciò la tua discesa “ad inferos” rapida, ripida. Il tuo bel corpo cominciò a gonfiarsi per gli psicofarmaci e la tua mente cominciò a sgonfiarsi, come un soufflè e la notte ti spalancò le porte in un abbraccio di silenzio e di freddo.
Ti ho visto mentre camminavi con un cappotto blu e un cappello, parlavi febbricitante tra i tuoi molti sé. Non ebbi il coraggio di…
Prendesti una strada laterale.

MONACO
Persona di indole dolce modesta e accorta, a tratti tenebroso, da sempre lo ricordo vecchio, anche a trentacinque anni quando,nel 1975, giocava a pallone nei tornei, al campo di calcio, in orrendo sterrato di granito sardo dall'altra parte della collina verso l'isoletta. Col suo perenne toscanello in bocca e la sua parlata impietosamente e sgrammaticatamente calabrese. Ma fu altresi’ il mito creatore. promotore ed intelligente esecutore della costruzione del villaggio in Sardegna a Lido del Sole, con i boongalows progettati dal papà di Siaccheri. Ve lo ricordate il Lido del Sole con i suoi bungalow?? Silente striscia di terra riportata, tra mare e peschiera con quei cespugli di lunghi, aghi appuntiti, insidiosi? beh furono tutta opera sua
Monaco sempre meno denti in bocca (donna Flo gli faceva i frullati e noi gli cantavamo : fammi crescere i denti davanti te ne prego bambino Gesù), senza di lui non ci sarebbero stati i nostri ricordi, e la nostra adolescenza sarebbe stata , come?
Ti minacciava in calabrese se non ti comportavi bene: "Salvatore la nave, parte tutte le sere... guarda la nave ... e dormi preoccupato..." oppure " tu il secondo non lo fai" !!
Monaco come Cesare fu pugnalato alle spalle, fu tradito (in una sorta di bega da basso portierato ma dall’alto reddito un golpino all'amatriciana) da un pugno di lestofanti mezzecalzette, che si impossessarono del suo sogno, estromettendolo dalla direzione del villaggio e elemosinandogli un inutile, patetico titolo onorifico da Segretario Nazionale, una sorta di Sovrintendenza ai soprammobili.
Lì, credo, cominciò a morire.
Lo incontrai anni dopo, per caso al policlinico dopo che, ero stato cacciato dall’Ymca (grazie all'intercessione di un depresso, gran censore nonché gran cretino, di quelli che quando ti parlano non ti guardano negli occhi.. ma Monaco stava per morire con una stenosi esofagea e quando me lo ritrovai davanti all'ultimo stadio, crudamente e crudelmente mi sembrò una rana, mi fece veramente tanta tenerezza, perche’ era una brava persona e mai gli portai rancore
Mi sembra abitasse in una stanza dell'hotel Ymca, non si fece mai una famiglia,... piango mentre lo ricordo, andai un paio di volte a trovarlo in ospedale era solo, solo, come un cane. ciao Mirenzi ti voglio bene. Sei stato importante per tutti noi. credo che, come JODA in guerre stellari , in trasparenza ci osservi e un giorno spero di riabbracciarti con o senza spada laser

mercoledì 24 febbraio 2010

GITE NOTTURNE

Una delle cose che mi faceva scapolare l’inverno rintanato nelle adolescenziali seghe mentali… (e vabbhè nun se po’ proprio scherzà), proprio come il paguro si rintana nel suo guscio, era la fede incrollabile nella certezza religiosa, che tanto, qualunque cosa fosse potuta accadere nell’universo, in estate avrei anche io immancabilmente fatto la…. GITA NOTTURNA … Era una sorta di energia pura e restauratrice che metteva il giusto ordine nelle strambe cose dell’universo, una sorta di Santo Graal della vacanza estiva.. croce e delizia,… più l’una che l’altra in realtà. I nomi dei posti più gettonati, nei quali eravamo di casa, ascendono ancora alle mie orecchie quasi fossero suoni di luoghi mitici tipo … Katmandù, Marrakech, ma forse più prosaicamente: Isoletta, Roccioni Villaggio dei Tedeschi, Capo Ceraso, Porto Istana, la Buca, la Chiesetta, Budelli….

ISOLETTA: sita a pochissima distanza dal villaggio, per arrivarci si passava da dietro il campo maschile, si passava poi: la rete , il campetto di calcio, e mentre a sinistra sulla punta c’era il villaggio dei belgi con case in pietra a schiera, noi piegavamo decisi a destra, come dei caccia da guerra in formazione transumante e, dopo un miglio circa arrivavamo di fronte ad un’isoletta. Qui zaini a terra facevamo il bagno e i nuotatori classificati Squali potevano arrivare all’isoletta, ma con un leader. L’ho fatta due o tre volte e non ho mai capito il fascino di arrivare all’isola a nuoto. Più che un’isola … uno scoglio. Poi, ritorno, raccolta della legna, fuoco, pasturazione e, se qualcosa abboccava passavi una delle prime notti di amor gentile della tua vita, sennò tra le dune rialzate, alle spalle della spiaggia, stavi infrattato nel sacco a pelo nel senso di “ tra le fratte” e quando “ci trovavamo a fondo al boccaletto : “na pisciatina un salve regina e in Santa Pace se n’annavamo a letto”.

Uno dei ricordi più belli dell’adolescenza… una notte di luna piena, tra le dune, girato leggermente in direzione dei roccioni, vedevo il mare sottostante una grande baia con sette insenature e la luna che si specchiava in tutte e sette le baiette, con l’isoletta alla mia sinistra e sperando di poter condividere presto tutta questa meraviglia con una ragazza

Ricordo Puccio Damerini passare un pomeriggio intero a saltare dalle dune di sabbia alte circa due metri divertendosi come un bambinone.

ROCCIONI Per arrivarci c’erano da attraversare…. Il guado, e il villaggio di tedeschi. Più che un guado era un guano. Il guado ci faceva sentire un vero drappello di incalliti improbabili variopinti guerriglieri dell’armata Brancaleone con zaini sulle braccia e, per i più muscolosi qualche bella ragazzetta sulle spalle …intanto… poi si vedrà… (infatti s’e’ visto… ).

La velocità di avanzamento di un drappello di guerriglia è influenzata dal guerrigliero più lento (applico Che Guevara). Dopo di ciò e dopo un’ora e mezzo di cammino di strada bianca, sostavamo puzzolenti e affaticati, a malapena tollerati, ma non amati, al villaggio austro-ungarico di tedeschi, che aveva un bar fornitissimo a differenza dello spaccio del villaggio che aveva solo gazzosa Ichnusa. Poco distanti, i roccioni erano un’oasi di “selva selvaggia aspra e forte”, dolcissima di aromi di macchia sarda lentisco, mirto, elicriso.

Rocce dalle quali tuffarti se i leader non vedevano, con una sabbia morbida e accogliente quasi fosse seta , in un tramonto sempre di fuoco, proprio come il mio erpes. Nel 1976 Francesca Glienti chiese a Timino se si poteva mettere in top-less… (lei non Timino)… lui con distacco filosofico … acconsentì . Era il 1976, ero ancora campeggista e vergine, una di queste due caratteristiche la avrei mantenuta ancora a lungo… indovinate quale? ( ha! Ha! Scherzavo!!, infatti l’anno dopo sono diventato Leader!!).

CHIESETTA

Ci andai in una sola volta. La strada partiva dal campetto di pallone, credo, poi si proseguiva non verso la spiaggia come per andare all’isoletta, ma si piegava a destra prima del campetto su una delle tante sterrate bianche, e si prendeva la grande, maestosa, materna “Orientale Sarda”, nostra linea di confine e di congiunzione con l’universo conosciuto, un analogo del grande padre Fuji per i giapponesi. Si proseguiva, a piedi, sul ciglio della strada (se qualche autista di camion ubriaco o stronzo o entrambe le cose non decideva di farti qualche scherzetto tipo tentare di fare un filotto da 1100 punti mettendoci i sotto tutti quanti , veramente accaduto). Camminavamo per 3 – 4 chilometri, forse meno, e si arrivava a ‘sta chiesetta dove c’era anche un fiumiciattolo di acqua cristallina e gelata. La chiesetta neanche me la ricordo più, onestamente. Forse era una piccola cappella di campagna semi diroccata o poco più; del fiume ho riflessi di memoria, quello che ricordo è che, tutto sommato l’area in generale era veramente deprimente,e deprimenti i ricordini di scampagnate locali tipo, cartine, fazzoletti, merde, sacchetti della mondezza, scatolette aperte, vespe in agguato, ancora altre merde .

Non c’era neanche tanta ombra, mi sembra, ma allora che cacchio racconto? Il fatto fu che al lato di questo sito, c’era un montarozzo di rocce, sarde, appunto, di granito rosa scavate dal vento e piuttosto bellocce. Mi inerpicai (inerpicai fa tanto poeta..) per un po’ e arrivai su una roccia a strapiombo alta quattro metri circa che affacciava nel vuoto. Mi ci misi in piedi a gambe e braccia larghe. Il forte vento tiepido, carico degli aromi della macchia sarda, gli effluvi profumati ( e perché… “effluvi” ndo’ me lo metti?) esaltati anche dal fatto che all’inizio del meriggio ( meriggio è nsacco fico!) col gran caldo, sono maggiormente intensi. Così io stavo lì in posizione mistica decisamente sbilanciato in avanti, nel vuoto, il forte e caldo vento di maestrale mi sosteneva (in effetti già allora ci voleva una bora). In realtà mi rendo conto che mi teneva in vita. Mi accarezzava, mi investiva, mi possedeva come un negro guerriero mandingo ( dai Pen dell’Aia si fa pe scherzà) forse esagero . Fu una delle volte in cui fui maggiormente felice in vita mia (e non per via del negro mandingo…hahahah). Tenuto da quel vento sardo, caldo … te). Ero contentissimo di aver avuto il privilegio di andare all’ ymca, di avere quegli amici, di essere benvoluto, e di essere considerato “in gamba “ da tante persone che stimavo alle quali volevo un bene dell’anima…. Di avere la possibilità di fare gite notturne con possibile pomiciata ( peraltro mai avvenuta o quasi) ... ( la pomiciata, non la gita), di avere la responsabilità di ragazzi più giovani di me , di assurgere alla posizione di “Capo”, di sentire di poter trasmettere le mie esperienze di poter lasciare la traccia.

Eravamo volontari, DESIDERAVAMO andare all’ymca, fare ciò che facevamo e il nostro prestigio veniva dal poterle fare ed essere un riferimento per gli altri; poi verranno anche i tramonti in Sardegna, le passeggiate mano nella mano, la fiducia degli altri in te, la nostra vita che prendeva forma mentre marcavamo il territorio della nostra esistenza ( mica male questa), gli scherzi le canzoni… l’armi e gli amori… quelli veri e quelli supposti… e quelli sperati, soprattutto le speranze per il futuro. Ed è esattamente questa la differenza tra oggi ed allora: la speranza di un futuro che sarebbe andato proprio come noi desideravamo... o no? L’amicizia per me e per molti altri , ma non per tutti, era una sorta di concetto cavalleresco , da tavola rotonda, una mitica ( e perciò , bada bene, non reale) visione da “fratelli della costa” che niente avrebbe incrinato o distrutto ……: Una delle cose , forse l’unica cosa che non rifarei, è una cosa che non so nemmeno definire, anzi si , è stata una tale cazzata da parte mia, che solo a ricordarla mi si accappona la pelle: eravamo in uno dei mitici viaggi in nave verso Olbia ( e fino qui…) ad un certo punto scherzando giovialmente con Betta Balmieri, la prendo in braccio (ahia…), solo che sempre “giovialmente” mi affaccio, anzi la affaccio, al di là della balaustra della nave …… quale santo ci ha protetti? un congresso internazionale di santi protettori… porca miseria ancora non ci credo, e mi si torcono le budella a parlarne (devo confessare che, non pago, l’ho rifatto, mesi dopo, sempre con la stessa ragazza da ponte Garibaldi a Roma, poi non l’ho mai rifatto con alcuna persona …giuro… per fortuna).

zz

lunedì 15 febbraio 2010

SCHERZI A PARTE

Gli scherzi erano all’ordine del giorno…e della notte ma la notte erano scherzi amari solo per i leaders, su una cosa Monaco non transigeva, i campeggisti non dovevano esserne mai coinvolti e cosi’ mi pare che fu. Tra gli scherzetti diurni alcuni risultavano , sul lungo periodo , come dei tormentoni, e c’era sempre qualche sprovveduto da infinocchiare. I tre più due scherzetti fondamentali furono: martello a doppio colpo; cacciavite a tre punte; messa in moto del motore della barca... a spinta!! MARTELLO A DOPPIO COLPO : trattavasi di un avveniristico, quanto immaginifico prototipo di martello meccanico che durante l'espletamento del colpo sotto l'impulso manuale del gesto, tramite un pulsante situato sul manico poteva raddoppiare appunto il colpo infilando in meta’ tempo il chiodo in esame, all'interno del legno ……….Walter Timino spesso si aggirava per il campo, chiedendo ai viandanti se avessero visto il martello a doppio colpo, ricevendo risposte quasi colpevoli da chi si scusava, ma nulla sapeva CACCIAVITE A TRE PUNTE : in buona sostanza era un arnese da banco prova le cui tracce, ormai perse in natura, riemergono, quale memoria, intorno a fuochi vieppiù spenti di vecchi fossili di ymcosauri come noi. Era un modello di cacciavite, peraltro mai rinvenuto , che poteva risolvere non il problema della fame nel mondo, in quanto a quello, è vero, neanche madre Teresa di Calcutta, ma sembrava fosse in grado, tramite ben tre punte parallele comandate da un sistema di ingranaggi, di avvitare contemporaneamente ben tre viti alla volta, tale da ridurre lo sforzo fisico delle maestranze al fine di poterne agevolare il lavoro manuale sollevandole dallo schiavismo padronale verso il rosso sole del socialismo………….(io me vergogno a scrive ste cose…..) ACCENSIONE BARCA A SPINTA ( lettura libera): ludica “presa per il culo” perpetrata dal sottoscritto a intero villaggio maschile e in particolare a tale Luca Pen del Yaya, consistente, in mendace richiesta di spintarella allo motoscafo del campo, al momento leggermente ingolfato, e necessitante , di mera spintarella, .... i giovinotti riconoscenti …ancora smadonnano. TRE PISELLI UN RIGATONE: nulla di piu’ casto in realta’ depositari di tanta geniale maestria fu il villaggio seniores,convinto a dare una mano in cucina mettendo tre piselli (quelli verdi pisum sativum, leguminosa) e non di più, dentro dei rigatoni (barilla rigati n. 4 ) per una mattinata intera e dovevate vedere Bagonghi piccolo con l'inseparabile scudiero Ingrato, che controllava gli intellettuali della tenda che univano sinergicamente gli sforzi dei lavoratori, tesi alla vittoria comune e socialista del "rigatone tripisellato" UN TRANQUILLO CAMPO DI PAURA: fu un inizio turno movimentato, alle ore 07:00 aria tersa, all' arrivo del turno di già sconvolti campeggisti, io, travestito da colonnello e d’ accordo a Walter Timino, gianmarcovicentini, Marco Tagliata e credo Gabriele Matz-ho lenin ( ma non ne sono sicuro), facciamo trovare nel campo una piacevole situazione da campo nazista con dei penzolanti cappi in corda, esecuzioni sommarie fustigazioni e gente portata via a braccia dopo orrendi pestaggi...... La cosa fu convincente… pure troppo! A mensa durante la colazione dovemmo giurare che si trattava di uno scherzo perché, naturalmente ... qualche sprovveduto ... abboccò Gabriele Tazzoleni mi ricorda che mandava incauti campeggisti da Monaco a richiedere del telo per riparare la randa della barca Trident, il famoso “telo appizzo” o in mancanza di questo si poteva usufruire dell’altrettanto famoso “ telo infilo”. ************** MARCO TAGLIATA RACCONTA : LA FRETTA DEL CUORE : doveva essere il primo turno del 1973 e la direzione, come sempre, era il perno delle operazioni della vita del campeggio sia perché baricentrica dei due campi (c’erano ancora le tende) sia perché posta di fronte alla cucina che aveva anche lo spaccio nella zona laterale grande animazione a tutte le ore del giorno e della notte in tutto il campo – monaco era il direttore io facevo l’assistente al programma in quel periodo e anche negli anni a venire, la posta raggiungeva il campeggio con un sistema rimasto invariato nel tempo: veniva recapitata presso una casella postale (forse 72021) a olbia dove giornalmente monaco provvedeva al ritiro per farla poi consegnare dall’assistente al programma in mensa ovviamente su quella posta vigevano alcune regole sacre e inviolabili finalizzate alla riservatezza e alla cura di quel prezioso collegamento con il mondo esterno che poteva essere “toccato” soltanto da due persone che ne erano i tutori assoluti, una sorta di sacerdoti laici dei sentimenti, antesignani garanti della privacy – nessuno si sarebbe sognato di sfiorare il prezioso pacchetto l’episodio che fra poco conoscerete dimostrerà, se ancora ce ne fosse bisogno, che nella vita il concetto di garante di qualcosa apre le porte su inquietanti scenari relativi alle opportunità che si aprono a chi deve controllare qualcosa riaprendo, inevitabilmente, la tematica di chi controlla i controllori se non la loro coscienza e questo, spesso, può rivelarsi fatale in genere la posta arrivava al campeggio in tarda mattinata e veniva distribuita a mensa all’ora di pranzo, a volte anche di sera quel giorno la posta arrivò nel primo pomeriggio e sarebbe stata quindi distribuita a cena – dall’arrivo alla consegna restava il tempo interminabile di un pomeriggio, il destino aveva voluto lasciare un tempo troppo lungo alle divagazioni insane di qualcuno dicendo che la posta poteva essere toccata, a rischio di pene corporali di inaudita ferocia, soltanto da due persone è chiaro che la responsabilità morale del fatto va ascritta alle due persone già indicate ed è quindi inutile sottintendere la colpa la posta normale non è stata mai aperta o toccata nella storia del campeggio con un’unica eccezione: i telegrammi – qualunque telegramma in arrivo, per un’usanza che si perdeva nella notte dei tempi, veniva aperto e controllato stana cosa, ma forse aveva un senso il telefono del campeggio non era di facile uso per tutti e, a parte i casi più rilevanti, si cercava di non stimolarne l’utilizzo quindi un telegramma (piuttosto rari) poteva essere portatore di brutte notizie per cui veniva aperto per controllare il contenuto e “preparare” l’interessato è successo solo due o tre volte e solo per ricoveri di qualche parente, mai per cose peggiori in qualche modo anche i telegrammi indirizzati ai leader subivano lo stesso trattamento e quel giorno b.b. aveva ricevuto un telegramma dal suo fidanzato l’antefatto su questo fidanzato b.b. aveva frantumato le orecchie e non solo quelle a tutti quanti: quanto è bravo, quanto è bello quanto è qui e quanto è li e la cosa aveva assunto i toni di una vera e propria tortura perché nessuno lo conosceva e non poteva quindi testimoniare a proposito, b.b. lo osannava in modo offensivo per gli altri maschietti e soprattutto, secondo qualcuno molto provato dai fatti, era pure frocio in verità non lo abbiamo mai conosciuto e quindi nessuno sa come le cose fossero veramente ma una certezza ormai dilagava per tutto il campeggio: era messa pesantemente in discussione la possibilità che potesse esserci un altro uomo sulla terra degno di essere considerato tale oltre il fidanzato di b.b. era chiaro che sarebbe successo qualcosa spesso il male si annida nei nostri pensieri spingendo la sua vittima verso abissi catastrofici con conseguenze nefaste per il malcapitato e per che gli sta vicino, ma ci sono volte in cui il male suggerisce ardite scorciatoie alla giustizia umana riequilibrando la sorte di alcuni disperati [1] [1] Da recenti studi esoterici risulta che l’ingegno maligno degli uomini è come un’eruzione esplosiva: può dormire per secoli e poi irrompere, senza preavviso, in modo devastante su tutto quello che si trova nelle vicinanze e se non bastano la lava e i lapilli ci pensa la colata piroclastica (la nube infuocata) a completare l’opera – il paragone con l’attività vulcanica, secondo alcuni studiosi, è dovuto alla vicinanza di tali ambiti, nell’immaginario collettivo, con il vero e proprio “supremo maligno” che alloggerebbe nelle viscere della terra comandandone le sue manifestazioni più devastanti per alcuni il fidanzato di b.b. era diventato un vero e proprio incubo al punto che dei poveri disgraziati furono sorpresi, durante la doccia, a osservare il proprio corpo nudo con lo sguardo sconsolato di chi è certo di non potrà mai essere “come lui” lo stesso direttore monaco aveva più volte espresso un sottile e argomentato concetto in merito alle sensazioni che l’odioso sconosciuto suscitava in lui: “questo mi ha proprio scassato la minchia” come in tutte le storie c’è sempre un momento e un luogo giusto per cui ogni cosa abbia principio e fine e quel giorno arrivò quando la posta giunse al campo di pomeriggio con un telegramma indirizzato a b.b. breve estratto dalla registrazione conservata negli archivi della BBC di Londra e catalogata come “telegramma della minchia” marco: direttore, tra la posta c’è un telegramma per b.b.monaco: guarda che minchia è marco: (dopo averlo aperto) è un telegramma da un certo …………. Il testo dice “ti voglio bene” monaco: ancora quello scassaminchia marco: ma forse si potrebbe fare qualcosa per aiutare tutte quelle persone che b.b. ha affranto con questo rompipalle monaco: e che minchia vuoi fare, buttare il telegramma qui nasce l’intuizione marco: no, ma si potrebbe fare qualcosa per renderlo un po’ diverso bastò un attimo e la stessa idea si era già materializzata nelle teste di tutti e due allora i telegrammi erano costituiti da un modulo di carta prestampato sul quale venivano riportate a macchina le parole del testo immediatamente venne riesumata una vecchia macchina da scrivere che giaceva in un armadio e riattivata in pochi minuti – scoperta nefasta: la macchina aveva soltanto un nastro di inchiostro rosso e il testo del telegramma, l’indirizzo, il mittente era scritto tutto con l’inchiostro nero qui arriva la necessaria valutazione dello stato mentale della povera b.b.: ansiosa e un’ansiosa è troppo concentrata sul contenuto piuttosto che sulla forma, soprattutto se il contenuto e le modalità con cui veniva trasmesso (molto insolite) rafforzava quello che lei sosteneva da tempo: il suo era l’unico uomo degno di essere considerato tale sulla faccia della terra – l’importante era poter dire ancora: guardate qua che uomo il mio fidanzato su un foglio di carta bianco fu scritta con l’inchiostro rosso la frase “addio per sempre” che copriva perfettamente l’ingombro di quella originale e, secondo rischio, tagliato e incollato sopra il foglio del telegramma ma “addio per sempre” non fu scelto solo per la coincidenza della lunghezza ma perché per una persona ansiosa una lettera di spiegazioni avrebbe costituito una possibilità di recupero, comunque una spiegazione, aprendo lo spazio a una trattativa che lasciava margini alla possibilità di rovesciare le sorti della situazione – una lettera apriva il dialogo che invece andava troncato – dopo aver creato tanta amarezza in tante persone b.b. aveva perso il diritto di sperare – il concetto che una frase lapidaria esprimeva era assoluto, sia pure inatteso (altro elemento di stranezza che poteva risultare sospetto) ma devastante e, si sa, molto spesso la stessa paura della devastazione la rende molto più credibile della normalità tutto ruotava intorno alla fretta del cuore monaco elaborò rapidamente il concetto di sintesi: così la finisce di scassare la minchia al di la delle sintetiche conclusioni di monaco, tutto si doveva consumare in un istante, un solo istante, non doveva servire una seconda occhiata perché il falso era troppo evidente ma c’era ancora qualcosa di imperfetto, il telegramma era stato aperto e la cosa indeboliva non poco il già debole ed evidente falso, un telegramma aperto è un telegramma che è già passato per le mani di qualcuno – particolare non trascurabile e quindi foriero di sospetti - bisognava far credere alla povera b.b. che la prima ad aprire quel telegramma era solo lei e non altri con una scusa banale si fece in modo che b.b. entrasse in direzione e mentre lei entrava, segnalata in tempo da monaco improvvisatosi vedetta per l’occasione, l’assistente al programma, unico depositario della posta, esclamava le seguenti parole: guarda monaco, c’è un telegramma per b.b., lo apro e vediamo che c’è scritto, speriamo nulla di grave ancora una volta l’ansia fece il suo lavoro e appena tagliato il sigillo (questo è quello che la povera b.b. pensò di aver visto) lei si avventò sul telegramma dicendo: e mio e lo leggo prima io le parole “lo leggo prima io” erano già la manifestazione di una certezza e tale fu la nostra convinzione che metà del lavoro era stato fatto nel modo giusto lei si voltò, andò verso la terrazza della direzione, ammutolì e poi scoppiò in un pianto dirotto l’altra metà del lavoro si completava nel modo voluto poco dopo fu ritrovata vicino a una tenda che tentava di suicidarsi con un tirante e nello stesso momento qualcuno entrò in direzione e trovò i due responsabili che tentavano l’indifferenza per prolungare l’agonia della poveretta ma avevano gli occhi lucidi e sembravano parlare con poco fiato un secondo esame, più lucido del telegramma, convinse b.b. del falso e poi non fu difficile staccare la striscia di carta attaccata sopra il testo originale, ma l’evento finì per avere una funzione vagamente terapeutica perché come la freccia che l’arco scocca, corre veloce di bocca in bocca, fu presto sulla bocca di tutti e finalmente (e tutto sommato con grande serenità e soddisfazione soprattutto da parte della povera b.b.) non si sentì parlare più dell’unico uomo sulla terra una piccola magia di quel posto: le persone vivevano fondamentalmente in un’altra dimensione (un po’ astratta) ma in qualche modo avevano deciso di stare lì anche se molti erano già pronti per andare altrove in quel posto tutto sembrava avere una dimensione assoluta senza assumere mai una forma definitiva ******* SECONDO SCHERZO (BY MARCO TAGLIATA) Correva l’anno di grazia 1975 o 1976 in un primo o secondo turno con leaders e campeggisti molto arzilli di giorno e di notte, forse troppo - fu così che monaco disse: qui ci vogliono delle regole per tutti – come spesso succede le regole aiutano a trovare delle strade per la convivenza ma, spesso, contribuiscono ad accendere ed alimentare insospettabili risorse E qualcuno pensò: niente scherzi dozzinali con acqua, dentifrici e altri orrori, puntiamo alla dimensione psicologica (da questo filone hanno avuto origine il martello a doppio colpo, il cacciavite a tre punte e altre amenità sulle quali furono costruite diverse commedie) Ma se con i campeggisti era doveroso un atteggiamento composto e garante dell’incolumità questa regola sembrava non valere per i leaders Quella notte non tirava un alito di vento e tutto sembrava avviarsi verso un generico chiacchiericcio intorno alla direzione; verso mezzanotte (round midnight come avrebbe detto l’ignara vittima) e. m. decise di andare a dormire per la fatiche accumulate nella sua giornata di manutengolo Allora cucina e manutenzione dormivano nelle camere sopra la vecchia mensa e lui aveva insistito per dormire da solo in una camera con un letto a castello, aveva scelto il letto di sopra Spenta la sua luce qualcuno, nell’indifferenza generale, tirò qualche sassetto sulla sua finestra senza troppa convinzione – i più erano impegnati nella solita gara di equilibrismo sulla sbarra del vecchio campo di bocce davanti alle finestre della vecchia cucina – i premi erano entusiasmanti: un encomio solenne di monaco con il cappello da napoleone bonaparte e, per i più bravi, un assaggio della pregiatissima birra ichnusa (la birra fetusa) Tutto scorreva tranquillo, nonostante i sassolini e. m. non dava segni di vita ma la cosa non sembrava preoccupare nessuno In quel periodo i bidoni della spazzatura erano parcheggiati sul retro della cucina all’altezza dell’arrivo della scala che portava alle stanze sopra la cucina e molto spesso succedeva che alcuni cani randagi, con il favore della notte, venissero a rimediare del cibo che veniva lasciato in vaschette separate Era una consuetudine conosciuta veder apparire dai cespugli timide bestiole alle quali era riservato il massimo rispetto, qualcuno si faceva anche avvicinare e, riconoscente, era disposto ad accettare anche qualche carezza Quella sera però non andò proprio così – già il rumore dietro il solito cespuglio aveva una diversa intensità ma sul momento non destò interesse, poi qualcosa si continuava a muovere senza uscire fuori e guardando il tutto i presenti si resero conto che non si trattava del solito grazioso cagnolino Dopo qualche secondo uscì fuori qualcosa di poderoso che poteva essere un incrocio fra uno yeti e un cavallo, una bestia mai vista Molto spesso la differenza fra casualità e intuizione si consuma in una frazione di secondo e qualcuno capì subito che quell’essere costituiva la svolta della serata Mentre monaco sbuffava sugli scalini della direzione: che ariner è quel coso – in due o tre si apprestarono a predisporre il tutto La bestia si mostrò socievole e riconoscente e così, dopo averlo abbondantemente rifocillato, fu sollevato di peso e portato su per le scale fino alla porta del povero e. m. il quale dormiva profondamente, tanto profondamente che tre persone poterono entrare nella sua stanza con una specie di cavallo comprensibilmente agitato, il tutto al buio e non proprio silenziosamente senza alcun suo cenno di vita il mostro fu lasciato li, ai piedi del letto a castello dove e.m. dormiva al piano di sopra e furtivamente, si fa per dire, fu abbandonato il campo dopo un po’, tornati all’aperto non succedeva ancora nulla e monaco già protestava chiedendo il rimborso del biglietto, minacciando sfracelli e sostenendo che solo lui sapeva fare scherzi Ancora silenzio per un po’ e poi la decisione di tentare di svegliare e.m. a qualunque costo e quindi via prima con sassolini e poi con veri e propri macigni sul vetro per farlo alzare In tutto ciò il mostro non dava segni di vita ma il nostro malcapitato si, dopo un po’ gridò di non rompergli le palle, che voleva dormire di lasciarlo in pace Il mostro restava sempre tranquillo e la situazione cominciava ad assumere i contorni di una trama inquietante Ancora sassi, ormai montagne, e la definitiva incazzatura di e. m. che però, trovandosi al buio per accendere la luce e venirci a minacciare di persona, doveva raggiungere l’interruttore che stava dall’altra parte della stanza Ancora una volta il suo riflesso d’atleta lo portò a fare quello che si rivelò la cosa più sbagliata che potesse concepire in quel momento: un bel salto felino dal letto verso l’interruttore con piglio guerresco Ma lui non sapeva che ai piedi del letto non c’erano solo le sue scarpe ma un mostro di almeno 1 metro al garrese, sebbene sazio e felice, ma felicemente rilassato, ancora per pochi istanti L’atterraggio di e. m. fu come quello di un elicotterista degli apache: non sbagliò di un solo millimetro e arrivo di spinta con tutti e due i piedi sul corpo di quello che in quell’istante si trasformò davvero in una belva Il grido che lanciò rimarrà per sempre dentro di noi Era un qualcosa, certamente di non umano, che poteva venire solo da luoghi sconosciuti alla mente, qualcosa che scuoteva ogni singola molecola del corpo e delle proprie sensazioni Ancora oggi nelle notti di luna piena (quella sera c’era anche la luna piena) trovandomi in luoghi isolati sono convinto di sentire una debole eco di quel “suono” che nessuno di noi, da quel giorno, ha più potuto chiamare grido il “suono”, comunque, non fu l’unico rumore che sentimmo perché anche la belva, ovviamente, aveva da dire la sua e dai rumori inequivocabili era chiaro che, sempre al buio, cercava la causa del suo disturbo per poter affondare quei buoni 30 centimetri di denti da qualche parte è strano come il comportamento di certi uomini possa trasformare anche la più dolce delle bestioline nel peggiore dei mostri affamati di sangue E a quel punto accadde la cosa più agghiacciante La prima reazione non fu, come umanamente era lecito aspettarsi: corriamo in aiuto dell’amico in punto di morte La vista di quella finestra angosciosamente buia, delle altre che si accendevano, dei visi attoniti, di voci agitate raggiunse la sublimazione nel contemporaneo accasciarsi dalle risate di monaco sulle scalette in penombra della direzione (questa fu la sua fortuna) e degli altri tre assassini vicino al campo di bocce (all’aperto e alla luce – questa fu la loro sfortuna) senza avere le forze di fare un passo – cosa che si rivelò ininfluente per monaco nascosto dalla penombra ma letale per i tre assassini che si trovarono esposti all’ira funesta Dalle scalette della mensa comparve prima il mostro che scese e sparì tra i cespugli e poi e. m. in mutande, con una mazza da baseball gridando: vi ammazzo tutti I più erano spariti ma ben appostati per non perdersi la scena Monaco era ormai in lacrime e respirava a fatica ma protetto dall’oscurità poté godersi tutto lo spettacolo dalla prima fila Solo tre ex assassini restavano in balia della furia omicida a terra nel piazzale E così, in un attimo, la sorte cambiò i ruoli: la vittima fu carnefice e i carnefici diventarono vittime la furia non tardò ad arrivare sul primo malcapitato e mentre guardando la morte in faccia l’ex carnefice non riusciva a muovere un passo dalle risate che monaco, sadicamente, alimentava con il suo sibilo nascosto, accadde il miracolo spesso l’illuminazione produce altra luce e non importa se sia propria o riflessa ma è una luce capace di brillare – quella notte di luna piena aveva generato il male e ora il male si era diffuso nell’aria, pervadeva ognuno dei presenti, era libero di agire e si presentò ancora sotto forma di qualcuno che, afferrato un lenzuolo dall’infermeria, lo indossò e dalla penombra vicino alla direzione esclamò verso il quasi omicida: fermati, disgraziato, fermati il povero e. m. ormai provato dagli eventi ebbe un momento, un solo momento di incertezza mentre si chiedeva chi fosse quel fantasma e quell’incertezza fu fatale perché i tre ex carnefici trovarono la forza di liberarsi dalla morsa fatale, fuggire verso i cespugli e dileguarsi nella notte dando inizio a quella che è stata ritenuta la più spietata caccia all’uomo di quegli anni quando la timida luce del mattino cominciò a farsi largo nell’oscurità tutto quello che era successo diventò un pallido ricordo che non doveva andare perduto baci a tutti marco *****

S

lunedì 8 febbraio 2010

terzo comma

Le canzoni cantate intorno al fuoco di notte in spiaggia erano uno dei punti nodali come gli zighe zaghe; In quegl’anni i cantautori imperversavano e la facevano da padrone, naturalmente erano incomparabilmente più gettonati ed evocativi dei DuranDurani che sarebbero comparsi di lì a poco erano come: contesse, su strade lunghe e diritte, dove correvano locomotive, tra vecchi e bambini, avvelenati, dove i cantautori, con blue jeans e camicie gialle, suonavano feste di piazza,mentre il signor hud, si dava il rimmel, sui pezzi di vetro......caro amico ti scrivo... vado avanti ? ... io vorrei non vorrei, ma se vuoi.....lucia.. Alcuni titoli? Eccoveli !!!CONTESSA / BUONANOTTE FIORELLINO / RIMMEL / IL SIGNOR HUD / PIANISTA DI PIANOBAR / CANTAUTORE / AFFACCIATI AFFACCIATI / UNO BUONO / FRANZ E’ IL MIO NOME / LA FATA / LA CASA DI ILDE / L’AVVELENATA / LA CANZONE DEI 12 MESI / CANZONE PER UN’AMICA / LUNGA E DIRITTA / IL VECCHIO ED IL BAMBINO / INSIEME A TE TUTTO IL GIORNO / MINIERA / MIGUEL / 18 SETTEMBRE / JORDIE / LUGANO ADDIO (piaceva a Timino)A TOCCHI A TOCCHI / LA LOCOMOTIVA / VIA DEL CAMPO / ANDREA S’E’ PERSO /ALICE / TE LA RICORDI LELLA / PENSIERI E PAROLE / ACQUA AZZURRA ACQUA CHIARA / ANNA/ LA CANZONE DEL SOLE / IL MIO CANTO LIBERO / I GIARDINI DI MARZO / SENZA TE / 7:40 / LA CANZONE DELLA TERRA / IL NOSTRO CARO ANGELO / FATEMI ENTRARE / PETROLIO / IL CANE LEGATO ALLA CATENA / EPPURE IL VENTO SOFFIA ANCORA / IL DENTINO / SNOOPY / SHAMPOO / UN IDEA / TAMMURRIATA NERA / I’E SO PAZZO / NA TAZZULELLA E’ CAFE’ /…. QUESTA INVECE, LA SCRIVEMMO PER UN FUOCO DI CAMPO (1977) SULLE NOTE DI UNA NOTA CANZONE ROMANA A zompi a zompi er direttore avanza ( monaco)/ je sorte un gracidìo dalla panza / tartaja sempre e nun la smette mai… / l’urtimo giorno tu la pagherai…Come se po’ sta qua .. /chi me l’ha fatto fa / s’esco da sto campeggio qualche d’uno l’ha da pagà /Strisciando l’assistente segue lento (Agliata)/ sto campanaccio mamma che tormento / lo suona sempre e nun la smette mai /l’urtimo giorno tu la pagherai Come se po’ sta qua… ECC. ECC. Il FUOCO alla BUCA la Buca era un avvallamento nella sabbia situata poche decine di metri prima della Loggia dove un paio di volte a turno facevamo il fuoco di Campo all'inizio e a fine turno (l'ultima sera). Una delle componenti essenziali del fuoco era la raccolta della legna, a quei tempi usavo mettermi in mostra trasportando quantità di legname degne di un abbattimento della foresta amazzonica che avrebbe oggi giustificato una denuncia agli accordi di Kioto. Il fuoco di villaggio o di campo, aveva quella caratteristica che, mentre ci cantavi davanti, buttavi l'occhio a destra e a manca pasturando ragazze a tutto spiano… perché non si sa mai, potrebbe essere la volta buona che non ne continui a parlare soltanto. Davanti, il fuoco ti ustionava, ma di dietro per l'irraggiamento termico assente, ti congelavi ( un po' come andare a prendere il sole in vacanza sulla Luna). I piedi stavano sotto la sabbia ancora tiepida, e sporca di pezzetti di legno carbonizzati dei precedenti falò e noi tutti abbracciati, e dediti al bel canto, al volemose tanto bene, ma ...anche stasera per cambiare ...minestrina...!!! (apro un’altra parente: in quegli anni ero una specie di armiamoci e partite; sempre pronto ai blocchi di partenza...sempre pronto ...sempre ai blocchi di partenza... ci sarebbero voluti molti anni ancora perché il brutto bruco peloso si trasformasse in una splendida farfalla per spiccare il volo e finire subito in un obsoleto raccoglitore per entomologi). Al fuoco solitamente, Mi occupavo di rintuzzare e rifornire la legna, un po' come quegli sfigati che alle feste occupano il posto che nessuno vuole, cambiando i dischi e facendo ballare gli altri (solo che a me, a quelle feste, non mi ci invitavano neanche....!!!) Il Timino mi ha recentemente rammentato di una volta che si incazzo’ con me perche’ feci volare per una ventina di metri uno zoccolo pescura 45 cogliendo un seniores …che sicuramente stava facendo qualcosa di illecito… Ma io non me lo ricordo…che fosse luca Pen dell’Aia….chissa’ comunque se puo’ essere utile… mi pento e mi scuso con lui….. oggi credo che a quei tempi io stesso mi considerassi un “paria” molto simpatico , ma… con una e forse piu’ d’una nota stonata…. magari qualcuno potrebbe aiutarmi con i suoi ricordi??? anche se il problema con le memorie è che ti vincolano ad un periodo e non ti fanno andare avanti , tu puoi crescere ma solitamente nel rivangare un'era ricaschi nell'imboccodel tempo !! Oh, naturalmente queste memorie forse non sono i fatti come si svolsero nella realtà, io non lo so più come essi si svolsero in effetti , ma è come li ricordo,... Solitamente sostengo che il futuro è fluido ed indeterminato, ma altresì sostengo che anche il passato è fluido e mutevole in quanto è contenuto nella memoria e basta cambiare il rapporto che si ha con un evento , che si modifica anche la memoria e, di conseguenza, si modificano i fatti passati... chiaro no? i bei tempi andati sono sempre belli, anche se a scuola ti prendevano per il culo Una volta, ricordo che. tre ragazze al 2°'78 mi dedicarono al fuoco di villaggio tre canzoni di James Taylor . piccole grandi gioie ed tanta gratitudine mentre camminavo un palmo sopra la sabbia!!! C'era la BUCA, c'era il mare c'erano i sacchi a pelo, c'era la luna che si rispecchiava sulle sette piccole insenature di fronte all'isoletta , c'erano i cespugli di mirto e lentisco in mezzo ai quali dovevi trovarti un posto, c'erano i cespugli di elicriso dall'intenso odore di macchia mediterranea, c'era la fiducia e c'erano le speranze e… sicuramente la prossima volta ci sarà anche una ragazza che mi vuole bene...magari con i capelli rossi...magari con i capelli !!!! ***** 1977 nel 1977 venni elevato dal ruolo di campeggista, seppur con un certo credito, al rango di leader … a soli 15 anni!!! ero già precoce, in tutto, e su talune intimità, anzi a detta di alcune cattive signorine, anche troppo veloce,hahahahaha ma non divaghiamo, prego. Ero diventato “LEADER” !!! Questo scatenò alcune perplessità tra i leaders più anziani, ma Monaco mi sostenne e prese le mie difese al momento opportuno. Tra i vantaggi di essere leader spiccavano: il non pagare la retta del turno… perciò cuccavo vacanze gratis; poter non effettuare le pulizie tenda e bagni, ma di questo quasi nessuno se ne approfittava; una non indifferente posizione decisionale, perché è vero che il programma si decideva tutti insieme, ma è altrettanto vero che si decideva meglio se erano tutti d’accordo con i leader… non so se mi sono spiegato. In quell'anno arrivò un gruppo di tedeschi capitanati da due relitti teutonici tali: Wolfgang, elemento umano, maschio di circa 102 anni, da stime apparenti, contro i 45 catastali accertati ed una patatona lessa con zinne plissettate (e come seppi in seguito, ma non dico da chi, capezzoli con areola a macchia d'olio), simpatica... assolutamente innocua... lessa appunto, di nome Birgit.I ragazzi erano simpatici ele ragazze piu’ d’una era veramente carina come lo sono le tedesche a 15 anni….poi…..si sa…. Durante quel turno ero un po' teso, ringalluzzito diciamo, da tanta abbondanza transalpina teoricamente carnalmente disponibile, ma, de facto, invero, piuttosto risicatella nel concedere favori....... almeno al sottoscritto!!! Tra di loro, pare si frequentassero di più , che dire?… A quel turno ero leader di kayak e l'utilizzo di questo palindromo galleggiante ( gabriè… sempre senza malizia eh?… si fa ppe scherzare madonna bona!), mi dava un certo lustro ed importanza, visto che decidevo io chi veniva in kayak e chi no….Così tentando di saltare di fiore in fiore come una vispa Teresa e cercando di corolla in corolla, la pulzella più adatta e disponibile, finii anche quell’estate con il procurarmi una slogatura al metacarpo destro (non essendo io mancino)… Durante quel turno , con Duccio Damerini mettemmo su una terribile e gustosa pantomima parodia di Guerre Stellari, ricordo solo che ad un certo punto apparivo su un tavolo della mensa con un asciugamano giallo zabaione intorno ai lombi, barba lunga, rossetto e un martellone di legno in mano ( che serviva a piantare i paletti di legno delle tende), tentando di impersonare il cattivo di guerre stellari con Duccio al mio cospetto con una faccia da cazzo mi chiedeva con la voce di Gianni Agus “bello quest’effetto come l’hai ottenuto con la creolina?” non ricordo altro se non che le tedesche ridevano e non la davano… ***** E così venne il giorno di quel mese di quell'anno, che mi feci, udite udite : montaggio 1° e il 2° turno a Olbia, il 4° a Palena, il 5° e lo smontaggio di nuovo ad Olbia... ne vogliamo parlare? La stagione balneare del 1977 si aprì (come del resto tutte le altri stagioni balneari all’ YMCA) con un pre - turno denominato “montaggio”. E’ bene sapere che la stessa stagione ( ma anche le altre) terminava con un post-turno denominato, naturalmente e per forza di cose: “smontaggio”. Partecipai a quel montaggio con: MONACO, Tonino Conti detto baffo, Claudio Siaccheri, Betta Cordisco ( soprannominata “Betta madri” o “bettoniera”), Pepe Cordisco (her brother), tre di siderno di cui non ricordo il nome e dulcis in fundo, la cuoca, madre di Napoleone detto Nappi. Il viaggio in nave fu molto romantico su di una nave appena varata e alla sua prima o seconda traversata ( aveva anche la piscina … vuota, ballai con Betta tutta la notte, senza musica, ma con molta immaginazione…. Valzer se non ricordo male yeah Il montaggio consisteva innanzitutto nell’utilizzo del Napalm per la defoliazione delle erbacce che erano cresciute durante l’inverno e nelle quali affogava tutto il villaggio. Fatto questo, si potevano aprire i bungalows e togliere le inferriate…. Un culo mai visto… 30 inferriate di circa 40 kili l’una… tre per villaggio più i bagni più quella di una stanzetta al villaggio juniores maschile …. Poi, naturalmente i bungalows andavano puliti , imbiancati a calce a volte bianca a volte rosata (da urlo), disinfettati e disinfestati da zanzare … e quant’altro…soprattutto . Poi si attivava la mensa, si attaccavano le utenze, si scaricavano le derrate alimentari dei fornitori. Mi ricordo di un certo SECCI, un panzone fascistissimo veramente simpatico, che mi disse che nella Piazza Rossa, a Mosca, aveva cantato “faccetta nera”…mi insegnava...”salvatore, meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora” ( maschio!). Si montava la tettoia della zona d’ombra su quella fastidiosissima sabbia in granella, da cremolato Algida alla quale i miei piedi non si sarebbero mai abituati. Al 2° turno venne una ragazza di New York tale.. Nancy Sabrina Goodman ( appena appena ebrea), sembrava la figlia di Woody Allen, 19enne quasi carina , sicuramente aveva un certo fascino nel quale rimanemmo piacevolmente invischiati io e Alberto Brusco in due modi contrapposti ma complementari; io col mio carattere impulsivo a tratti pericoloso per me e gli altri (sopratutto se gli altri, erano Alberto) sempre assiomatico e perito agrario, lui, invece, col suo caratterino cauto ( pedante), didascalico oserei dire, di cultura germanico- pesante. Era quello, l'anno in cui andava di moda la frase "MAGARI MORI" e noi tutti al campo ne facemmo un uso generale a dir poco sproporzionato ed eccessivo, riuscendo a permearne tutti gli aspetti o i momenti o le conversazioni della vita al campo ( parlo naturalmente di Olbia, i palenotteri si sa... erano diversi...). anche Nancy, che parlava molto bene italiano con forte accento amarecano imparò il "magari mori" tutto d’un fiato quasi fosse un saluto giapponese... Durante il 3°turno che non feci, Nancy venne ospite a casa mia o e fui molto contento di averla casta ospite... (due anni dopo. io andai in america e andai a trovarla all'università di berkley in california , ma non riuscii a trovarla, benché avessi l'indirizzo...( credo che mi arresi troppo presto alle difficoltà di trovarla). Un giorno, con Nancy montammo sul treno e andammo a Firenze a prendere un gelato in una ottima gelateria di fronte a ponte vecchio... beata gioventù... Altri americani vennero quell'anno a Olbia, un gruppo di ambasciatori mondiali dell'ymca gente un po' sconnessa… dopo il turno una sera , a Roma sempre insieme io e Alberto , andammo a cena in pizzeria con questi americani e al momento di pagare il conto ci rendemmo conto che non avevamo, naturalmente, soldi a sufficienza.... anzi eravamo parecchio lontani dal totale e con Alberto ci guardammo sgomenti a lungo negli occhi, veramente a lungo ... vagliando, in una frazione di secondo, tutte le possibilità lecite o illecite, che la nostra fertile fantasia ci proponeva, per risolvere la figura di merda che stavamo per fare. Finì invece che il capo di questi amerecani volle offrire lui la cena... e noi ... naturalmente con faccia da culo... " ma no dai, volevamo offrirvela noi,…ci teniamo...siete nostri ospiti..." lui non volle sentire ragioni e pagò per tutti ( tanto stavano in conto spese all'Ymca amerecana...). Anni prima 1975 venne un’altra americana, veramente bella, tale Cristina Von Emberg o qualcosa del genere mi insegnò due cose fondamentali… (anzi tre se ci metto pure che mi insegnò che non era pane per i miei denti), mi fece assaggiare il peanut butter ( burro di arachidi esiste al mondo qualcosa di più lussurioso?) e vidi per la prima volta i sandali birkenstok che disprezzai altezzoso… ignaro che, decenni dopo, ne avrei posseduto una collezione estate-inverno. Quell'anno ai leaders venne regalato un 5° turno di 15 giorni detto "smontaggio" durante il quale ci divertimmo non poco, lavorando moderatamente per chiudere il campo per l'inverno. Lasciammo aperto per noi, solo il villaggio juniores maschile e ci trasferimmo tutti e tutte là. Ricordo delle memorabili gite in kajak nei meandri nascosti e sconosciuti della peschiera con Carla Trillingsley e Alberto Nusco, in un basso fondale di dieci quindici centimetri dove più che pagaiare ti ci spingevi con la pagaia, navigare fino a faro di Olbia e mettersi sulla scia tipo surf delle navi che passavano tra il faro e la costa , a trenta metri dalle navi.... per cavalcare l'onda... il tutto in una Sardegna che in settembre dà il massimo di se stessa, con un sole caldo , ma non più asfissiante. Un dì facemmo una lunga gita a Santa Teresa di Gallura in autostop e io e Siaccheri dormimmo in una conca di roccia a Cala Luna di cui ricordo un episodio: in un bar a Cala Luna, la cassiera sarda ci guardava schifata, e non voleva farci andare in bagno (beh i quando sò stronzi i sardi so proprio stronzi!!), ad un certo punto entrò un inglese che chiese un "gin and tonic" . Lo pronunciò con voce baritonale e quella capra della cassiera equivocando gli diede un ... "gettone" per il telefono, accortasi della gaffe e guardata con sorrisetto di scherno ( altrettanto stronzo) da noi, non ci fece più neanche entrare dentro il bar. Ricordo poi uno che si chiamava Arangio Ruiz 1979 già nipote di un rinomato istituto ragionieristico e omonimo, raramente ho trovato persone con un nome più strano e, non sapevo, allora, anche altisonante. Era un sellerone alto, appunto, biondo occhi azzurri , aspetto trasognato, testa tra le nuvole, una sorta di nibelungo errante, labbroni screpolati dalla salsedine, 46 di piede, gemelli, se non erro. L'unica cosa che ricordo è che era amico della allora ragazza(la Vetovati) di Massimo Mattias (gran voce da basso) che a sua volta era amica di Bianca Liperti, che era (la fidanzata di tale Marcello Branchida) m me sa che sto fa un po de confusione… una che sembrava stesse sempre sul punto di piangere (forse era merito dell’ MAttias… su! Massimaccio si fa per scherzare!!), Insomma 'sto sellerone, durante lo smontaggio 79 un pomeriggio . me lo trovo sdraiato a letto nel bungalov ( o come cazzo si scrive). Io da buon “omo de ludibrio et svelto de mano” , non ci penso due volte ( e qui sta solitamente il tragico) e gli infilai due fiammiferi tra le dita del piede destro e... li accesi, incredulo del fatto che non se ne avvedesse ( la risposta potrebbe essere ricercata nel fatto che forse fu perché dormiva profondamente?). Fece uno zompo epico , lanciò uno strillo del tipo Achille scende in campo e strilla ... PATROCLOO" ne rido ancora con stoltezza mentre ne descrivo il dolore… Lì per lì pensai… “ mo me gonfia”. Grande ragazzo l’Arangio Ruiz , non mi ha mai portato rancore più di tanto, credo. Di quel 5° turno ricordo una mitica arrostita con carne e rametti di mirto in una sera magica dove per i begl'occhi di Paola Maroni e solo per lei, feci arrivare anche una eclissi di luna... potenza dell'amor cortese. ****** Paola Maroni rimane uno dei capitoli affettivi e più belli della mia adolescenza,… il più bello in verità, era una sensitiva potente come poche, molto addentro nelle arti JEDI, leggeva le carte e ci azzeccava, sempre. tra noi due esisteva una capacità reciproca di comprensione, una affinità da mettere i brividi, una telepatia senza eguali, un esempio? Nell'anno 1981 facemmo a Olbia una serie di giochi a tema come ci inventavamo spesso al campo, facemmo una rievocazione storica in maschera di uno sbarco dal mare ( già e da dove sennò ), con combattimenti e sfilate; ci mettemmo pure alcuni personaggi storici come Eleonora d'Arborea ( grande personalità isolana ), con parata notturna con torce di fuoco, balli evocazioni e quant'altro. Dopo cena e, prima dell'inizio del gran finale, uscii dalla mensa (seguitemi bene) ed andai al a destra verso villaggio maschile, era già buio e passata la direzione girai a destra per entrare appunto nel villaggio, se vi ricordate c'era un restringimento creato da due enormi cespugli di macchia mediterranea, ricordate? Lì mi fermai perché vidi, lo giuro sui miei figli, centinaia di occhi sospesi nel buio che mi guardavano e che guardavano i campeggisti che vociavano, correvano, che andavano in tenda ad accendere gli zampironi o prendevano un maglione o le torce per la sera . Rimasi senza parole e senza sapere che fare o che dire, cagandomi sotto alla grande . Di corsa andai da Paola che stava in tenda sul letto, e senza dirle il motivo la prelevai forzatamente e la portai nel punto dolente e le dissi " cosa vedi?" rimase anche lei impietrita e disse " mamma mia centinaia di occhi che volano qua sopra, che abbiamo fatto? Il resto della serata è storia, facemmo una bella sfilata, ma io e Paola ci guardavamo aspettandoci sempre l'arrivo di qualche fantasma o cose simili . Questo è solo uno di innumerevoli esempi che potrei citare( io ancora oggi non so cosa erano quegli occhi o cosa evocammo o SE , evocammo qualcosa e cosa, ma io li vidi e Paola anche, e feci bene attenzione a non influenzarla prima di metterla all'imbocco del villaggio maschile). Nel 1975 per un giochetto del genere, invece, avevamo evocato i carabinieri... spiego: facemmo il gioco delle elezioni politiche ... e ci dividemmo in partiti contrapposti e facinorosi, con propaganda, manifestazioni, conferenze, botte e gavettoni finali. Solo che a forza di strillare "Duce! Duce!!” da parte di una delle fazioni, da lido del sole, i villeggianti , chiamarono i carambas che arrivarono immaginando un sovvertimento delle linee guida dello Stato. Monaco e Marco Agliata dovettero un poco arrampicarsi su lisci specchi per spiegare che: “no, sa, stavamo scherzando, era un gioco, mannaia a maronna..” rinforzava Monaco.