COME ERAVAMO

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lunedì 15 febbraio 2010

SCHERZI A PARTE

Gli scherzi erano all’ordine del giorno…e della notte ma la notte erano scherzi amari solo per i leaders, su una cosa Monaco non transigeva, i campeggisti non dovevano esserne mai coinvolti e cosi’ mi pare che fu. Tra gli scherzetti diurni alcuni risultavano , sul lungo periodo , come dei tormentoni, e c’era sempre qualche sprovveduto da infinocchiare. I tre più due scherzetti fondamentali furono: martello a doppio colpo; cacciavite a tre punte; messa in moto del motore della barca... a spinta!! MARTELLO A DOPPIO COLPO : trattavasi di un avveniristico, quanto immaginifico prototipo di martello meccanico che durante l'espletamento del colpo sotto l'impulso manuale del gesto, tramite un pulsante situato sul manico poteva raddoppiare appunto il colpo infilando in meta’ tempo il chiodo in esame, all'interno del legno ……….Walter Timino spesso si aggirava per il campo, chiedendo ai viandanti se avessero visto il martello a doppio colpo, ricevendo risposte quasi colpevoli da chi si scusava, ma nulla sapeva CACCIAVITE A TRE PUNTE : in buona sostanza era un arnese da banco prova le cui tracce, ormai perse in natura, riemergono, quale memoria, intorno a fuochi vieppiù spenti di vecchi fossili di ymcosauri come noi. Era un modello di cacciavite, peraltro mai rinvenuto , che poteva risolvere non il problema della fame nel mondo, in quanto a quello, è vero, neanche madre Teresa di Calcutta, ma sembrava fosse in grado, tramite ben tre punte parallele comandate da un sistema di ingranaggi, di avvitare contemporaneamente ben tre viti alla volta, tale da ridurre lo sforzo fisico delle maestranze al fine di poterne agevolare il lavoro manuale sollevandole dallo schiavismo padronale verso il rosso sole del socialismo………….(io me vergogno a scrive ste cose…..) ACCENSIONE BARCA A SPINTA ( lettura libera): ludica “presa per il culo” perpetrata dal sottoscritto a intero villaggio maschile e in particolare a tale Luca Pen del Yaya, consistente, in mendace richiesta di spintarella allo motoscafo del campo, al momento leggermente ingolfato, e necessitante , di mera spintarella, .... i giovinotti riconoscenti …ancora smadonnano. TRE PISELLI UN RIGATONE: nulla di piu’ casto in realta’ depositari di tanta geniale maestria fu il villaggio seniores,convinto a dare una mano in cucina mettendo tre piselli (quelli verdi pisum sativum, leguminosa) e non di più, dentro dei rigatoni (barilla rigati n. 4 ) per una mattinata intera e dovevate vedere Bagonghi piccolo con l'inseparabile scudiero Ingrato, che controllava gli intellettuali della tenda che univano sinergicamente gli sforzi dei lavoratori, tesi alla vittoria comune e socialista del "rigatone tripisellato" UN TRANQUILLO CAMPO DI PAURA: fu un inizio turno movimentato, alle ore 07:00 aria tersa, all' arrivo del turno di già sconvolti campeggisti, io, travestito da colonnello e d’ accordo a Walter Timino, gianmarcovicentini, Marco Tagliata e credo Gabriele Matz-ho lenin ( ma non ne sono sicuro), facciamo trovare nel campo una piacevole situazione da campo nazista con dei penzolanti cappi in corda, esecuzioni sommarie fustigazioni e gente portata via a braccia dopo orrendi pestaggi...... La cosa fu convincente… pure troppo! A mensa durante la colazione dovemmo giurare che si trattava di uno scherzo perché, naturalmente ... qualche sprovveduto ... abboccò Gabriele Tazzoleni mi ricorda che mandava incauti campeggisti da Monaco a richiedere del telo per riparare la randa della barca Trident, il famoso “telo appizzo” o in mancanza di questo si poteva usufruire dell’altrettanto famoso “ telo infilo”. ************** MARCO TAGLIATA RACCONTA : LA FRETTA DEL CUORE : doveva essere il primo turno del 1973 e la direzione, come sempre, era il perno delle operazioni della vita del campeggio sia perché baricentrica dei due campi (c’erano ancora le tende) sia perché posta di fronte alla cucina che aveva anche lo spaccio nella zona laterale grande animazione a tutte le ore del giorno e della notte in tutto il campo – monaco era il direttore io facevo l’assistente al programma in quel periodo e anche negli anni a venire, la posta raggiungeva il campeggio con un sistema rimasto invariato nel tempo: veniva recapitata presso una casella postale (forse 72021) a olbia dove giornalmente monaco provvedeva al ritiro per farla poi consegnare dall’assistente al programma in mensa ovviamente su quella posta vigevano alcune regole sacre e inviolabili finalizzate alla riservatezza e alla cura di quel prezioso collegamento con il mondo esterno che poteva essere “toccato” soltanto da due persone che ne erano i tutori assoluti, una sorta di sacerdoti laici dei sentimenti, antesignani garanti della privacy – nessuno si sarebbe sognato di sfiorare il prezioso pacchetto l’episodio che fra poco conoscerete dimostrerà, se ancora ce ne fosse bisogno, che nella vita il concetto di garante di qualcosa apre le porte su inquietanti scenari relativi alle opportunità che si aprono a chi deve controllare qualcosa riaprendo, inevitabilmente, la tematica di chi controlla i controllori se non la loro coscienza e questo, spesso, può rivelarsi fatale in genere la posta arrivava al campeggio in tarda mattinata e veniva distribuita a mensa all’ora di pranzo, a volte anche di sera quel giorno la posta arrivò nel primo pomeriggio e sarebbe stata quindi distribuita a cena – dall’arrivo alla consegna restava il tempo interminabile di un pomeriggio, il destino aveva voluto lasciare un tempo troppo lungo alle divagazioni insane di qualcuno dicendo che la posta poteva essere toccata, a rischio di pene corporali di inaudita ferocia, soltanto da due persone è chiaro che la responsabilità morale del fatto va ascritta alle due persone già indicate ed è quindi inutile sottintendere la colpa la posta normale non è stata mai aperta o toccata nella storia del campeggio con un’unica eccezione: i telegrammi – qualunque telegramma in arrivo, per un’usanza che si perdeva nella notte dei tempi, veniva aperto e controllato stana cosa, ma forse aveva un senso il telefono del campeggio non era di facile uso per tutti e, a parte i casi più rilevanti, si cercava di non stimolarne l’utilizzo quindi un telegramma (piuttosto rari) poteva essere portatore di brutte notizie per cui veniva aperto per controllare il contenuto e “preparare” l’interessato è successo solo due o tre volte e solo per ricoveri di qualche parente, mai per cose peggiori in qualche modo anche i telegrammi indirizzati ai leader subivano lo stesso trattamento e quel giorno b.b. aveva ricevuto un telegramma dal suo fidanzato l’antefatto su questo fidanzato b.b. aveva frantumato le orecchie e non solo quelle a tutti quanti: quanto è bravo, quanto è bello quanto è qui e quanto è li e la cosa aveva assunto i toni di una vera e propria tortura perché nessuno lo conosceva e non poteva quindi testimoniare a proposito, b.b. lo osannava in modo offensivo per gli altri maschietti e soprattutto, secondo qualcuno molto provato dai fatti, era pure frocio in verità non lo abbiamo mai conosciuto e quindi nessuno sa come le cose fossero veramente ma una certezza ormai dilagava per tutto il campeggio: era messa pesantemente in discussione la possibilità che potesse esserci un altro uomo sulla terra degno di essere considerato tale oltre il fidanzato di b.b. era chiaro che sarebbe successo qualcosa spesso il male si annida nei nostri pensieri spingendo la sua vittima verso abissi catastrofici con conseguenze nefaste per il malcapitato e per che gli sta vicino, ma ci sono volte in cui il male suggerisce ardite scorciatoie alla giustizia umana riequilibrando la sorte di alcuni disperati [1] [1] Da recenti studi esoterici risulta che l’ingegno maligno degli uomini è come un’eruzione esplosiva: può dormire per secoli e poi irrompere, senza preavviso, in modo devastante su tutto quello che si trova nelle vicinanze e se non bastano la lava e i lapilli ci pensa la colata piroclastica (la nube infuocata) a completare l’opera – il paragone con l’attività vulcanica, secondo alcuni studiosi, è dovuto alla vicinanza di tali ambiti, nell’immaginario collettivo, con il vero e proprio “supremo maligno” che alloggerebbe nelle viscere della terra comandandone le sue manifestazioni più devastanti per alcuni il fidanzato di b.b. era diventato un vero e proprio incubo al punto che dei poveri disgraziati furono sorpresi, durante la doccia, a osservare il proprio corpo nudo con lo sguardo sconsolato di chi è certo di non potrà mai essere “come lui” lo stesso direttore monaco aveva più volte espresso un sottile e argomentato concetto in merito alle sensazioni che l’odioso sconosciuto suscitava in lui: “questo mi ha proprio scassato la minchia” come in tutte le storie c’è sempre un momento e un luogo giusto per cui ogni cosa abbia principio e fine e quel giorno arrivò quando la posta giunse al campo di pomeriggio con un telegramma indirizzato a b.b. breve estratto dalla registrazione conservata negli archivi della BBC di Londra e catalogata come “telegramma della minchia” marco: direttore, tra la posta c’è un telegramma per b.b.monaco: guarda che minchia è marco: (dopo averlo aperto) è un telegramma da un certo …………. Il testo dice “ti voglio bene” monaco: ancora quello scassaminchia marco: ma forse si potrebbe fare qualcosa per aiutare tutte quelle persone che b.b. ha affranto con questo rompipalle monaco: e che minchia vuoi fare, buttare il telegramma qui nasce l’intuizione marco: no, ma si potrebbe fare qualcosa per renderlo un po’ diverso bastò un attimo e la stessa idea si era già materializzata nelle teste di tutti e due allora i telegrammi erano costituiti da un modulo di carta prestampato sul quale venivano riportate a macchina le parole del testo immediatamente venne riesumata una vecchia macchina da scrivere che giaceva in un armadio e riattivata in pochi minuti – scoperta nefasta: la macchina aveva soltanto un nastro di inchiostro rosso e il testo del telegramma, l’indirizzo, il mittente era scritto tutto con l’inchiostro nero qui arriva la necessaria valutazione dello stato mentale della povera b.b.: ansiosa e un’ansiosa è troppo concentrata sul contenuto piuttosto che sulla forma, soprattutto se il contenuto e le modalità con cui veniva trasmesso (molto insolite) rafforzava quello che lei sosteneva da tempo: il suo era l’unico uomo degno di essere considerato tale sulla faccia della terra – l’importante era poter dire ancora: guardate qua che uomo il mio fidanzato su un foglio di carta bianco fu scritta con l’inchiostro rosso la frase “addio per sempre” che copriva perfettamente l’ingombro di quella originale e, secondo rischio, tagliato e incollato sopra il foglio del telegramma ma “addio per sempre” non fu scelto solo per la coincidenza della lunghezza ma perché per una persona ansiosa una lettera di spiegazioni avrebbe costituito una possibilità di recupero, comunque una spiegazione, aprendo lo spazio a una trattativa che lasciava margini alla possibilità di rovesciare le sorti della situazione – una lettera apriva il dialogo che invece andava troncato – dopo aver creato tanta amarezza in tante persone b.b. aveva perso il diritto di sperare – il concetto che una frase lapidaria esprimeva era assoluto, sia pure inatteso (altro elemento di stranezza che poteva risultare sospetto) ma devastante e, si sa, molto spesso la stessa paura della devastazione la rende molto più credibile della normalità tutto ruotava intorno alla fretta del cuore monaco elaborò rapidamente il concetto di sintesi: così la finisce di scassare la minchia al di la delle sintetiche conclusioni di monaco, tutto si doveva consumare in un istante, un solo istante, non doveva servire una seconda occhiata perché il falso era troppo evidente ma c’era ancora qualcosa di imperfetto, il telegramma era stato aperto e la cosa indeboliva non poco il già debole ed evidente falso, un telegramma aperto è un telegramma che è già passato per le mani di qualcuno – particolare non trascurabile e quindi foriero di sospetti - bisognava far credere alla povera b.b. che la prima ad aprire quel telegramma era solo lei e non altri con una scusa banale si fece in modo che b.b. entrasse in direzione e mentre lei entrava, segnalata in tempo da monaco improvvisatosi vedetta per l’occasione, l’assistente al programma, unico depositario della posta, esclamava le seguenti parole: guarda monaco, c’è un telegramma per b.b., lo apro e vediamo che c’è scritto, speriamo nulla di grave ancora una volta l’ansia fece il suo lavoro e appena tagliato il sigillo (questo è quello che la povera b.b. pensò di aver visto) lei si avventò sul telegramma dicendo: e mio e lo leggo prima io le parole “lo leggo prima io” erano già la manifestazione di una certezza e tale fu la nostra convinzione che metà del lavoro era stato fatto nel modo giusto lei si voltò, andò verso la terrazza della direzione, ammutolì e poi scoppiò in un pianto dirotto l’altra metà del lavoro si completava nel modo voluto poco dopo fu ritrovata vicino a una tenda che tentava di suicidarsi con un tirante e nello stesso momento qualcuno entrò in direzione e trovò i due responsabili che tentavano l’indifferenza per prolungare l’agonia della poveretta ma avevano gli occhi lucidi e sembravano parlare con poco fiato un secondo esame, più lucido del telegramma, convinse b.b. del falso e poi non fu difficile staccare la striscia di carta attaccata sopra il testo originale, ma l’evento finì per avere una funzione vagamente terapeutica perché come la freccia che l’arco scocca, corre veloce di bocca in bocca, fu presto sulla bocca di tutti e finalmente (e tutto sommato con grande serenità e soddisfazione soprattutto da parte della povera b.b.) non si sentì parlare più dell’unico uomo sulla terra una piccola magia di quel posto: le persone vivevano fondamentalmente in un’altra dimensione (un po’ astratta) ma in qualche modo avevano deciso di stare lì anche se molti erano già pronti per andare altrove in quel posto tutto sembrava avere una dimensione assoluta senza assumere mai una forma definitiva ******* SECONDO SCHERZO (BY MARCO TAGLIATA) Correva l’anno di grazia 1975 o 1976 in un primo o secondo turno con leaders e campeggisti molto arzilli di giorno e di notte, forse troppo - fu così che monaco disse: qui ci vogliono delle regole per tutti – come spesso succede le regole aiutano a trovare delle strade per la convivenza ma, spesso, contribuiscono ad accendere ed alimentare insospettabili risorse E qualcuno pensò: niente scherzi dozzinali con acqua, dentifrici e altri orrori, puntiamo alla dimensione psicologica (da questo filone hanno avuto origine il martello a doppio colpo, il cacciavite a tre punte e altre amenità sulle quali furono costruite diverse commedie) Ma se con i campeggisti era doveroso un atteggiamento composto e garante dell’incolumità questa regola sembrava non valere per i leaders Quella notte non tirava un alito di vento e tutto sembrava avviarsi verso un generico chiacchiericcio intorno alla direzione; verso mezzanotte (round midnight come avrebbe detto l’ignara vittima) e. m. decise di andare a dormire per la fatiche accumulate nella sua giornata di manutengolo Allora cucina e manutenzione dormivano nelle camere sopra la vecchia mensa e lui aveva insistito per dormire da solo in una camera con un letto a castello, aveva scelto il letto di sopra Spenta la sua luce qualcuno, nell’indifferenza generale, tirò qualche sassetto sulla sua finestra senza troppa convinzione – i più erano impegnati nella solita gara di equilibrismo sulla sbarra del vecchio campo di bocce davanti alle finestre della vecchia cucina – i premi erano entusiasmanti: un encomio solenne di monaco con il cappello da napoleone bonaparte e, per i più bravi, un assaggio della pregiatissima birra ichnusa (la birra fetusa) Tutto scorreva tranquillo, nonostante i sassolini e. m. non dava segni di vita ma la cosa non sembrava preoccupare nessuno In quel periodo i bidoni della spazzatura erano parcheggiati sul retro della cucina all’altezza dell’arrivo della scala che portava alle stanze sopra la cucina e molto spesso succedeva che alcuni cani randagi, con il favore della notte, venissero a rimediare del cibo che veniva lasciato in vaschette separate Era una consuetudine conosciuta veder apparire dai cespugli timide bestiole alle quali era riservato il massimo rispetto, qualcuno si faceva anche avvicinare e, riconoscente, era disposto ad accettare anche qualche carezza Quella sera però non andò proprio così – già il rumore dietro il solito cespuglio aveva una diversa intensità ma sul momento non destò interesse, poi qualcosa si continuava a muovere senza uscire fuori e guardando il tutto i presenti si resero conto che non si trattava del solito grazioso cagnolino Dopo qualche secondo uscì fuori qualcosa di poderoso che poteva essere un incrocio fra uno yeti e un cavallo, una bestia mai vista Molto spesso la differenza fra casualità e intuizione si consuma in una frazione di secondo e qualcuno capì subito che quell’essere costituiva la svolta della serata Mentre monaco sbuffava sugli scalini della direzione: che ariner è quel coso – in due o tre si apprestarono a predisporre il tutto La bestia si mostrò socievole e riconoscente e così, dopo averlo abbondantemente rifocillato, fu sollevato di peso e portato su per le scale fino alla porta del povero e. m. il quale dormiva profondamente, tanto profondamente che tre persone poterono entrare nella sua stanza con una specie di cavallo comprensibilmente agitato, il tutto al buio e non proprio silenziosamente senza alcun suo cenno di vita il mostro fu lasciato li, ai piedi del letto a castello dove e.m. dormiva al piano di sopra e furtivamente, si fa per dire, fu abbandonato il campo dopo un po’, tornati all’aperto non succedeva ancora nulla e monaco già protestava chiedendo il rimborso del biglietto, minacciando sfracelli e sostenendo che solo lui sapeva fare scherzi Ancora silenzio per un po’ e poi la decisione di tentare di svegliare e.m. a qualunque costo e quindi via prima con sassolini e poi con veri e propri macigni sul vetro per farlo alzare In tutto ciò il mostro non dava segni di vita ma il nostro malcapitato si, dopo un po’ gridò di non rompergli le palle, che voleva dormire di lasciarlo in pace Il mostro restava sempre tranquillo e la situazione cominciava ad assumere i contorni di una trama inquietante Ancora sassi, ormai montagne, e la definitiva incazzatura di e. m. che però, trovandosi al buio per accendere la luce e venirci a minacciare di persona, doveva raggiungere l’interruttore che stava dall’altra parte della stanza Ancora una volta il suo riflesso d’atleta lo portò a fare quello che si rivelò la cosa più sbagliata che potesse concepire in quel momento: un bel salto felino dal letto verso l’interruttore con piglio guerresco Ma lui non sapeva che ai piedi del letto non c’erano solo le sue scarpe ma un mostro di almeno 1 metro al garrese, sebbene sazio e felice, ma felicemente rilassato, ancora per pochi istanti L’atterraggio di e. m. fu come quello di un elicotterista degli apache: non sbagliò di un solo millimetro e arrivo di spinta con tutti e due i piedi sul corpo di quello che in quell’istante si trasformò davvero in una belva Il grido che lanciò rimarrà per sempre dentro di noi Era un qualcosa, certamente di non umano, che poteva venire solo da luoghi sconosciuti alla mente, qualcosa che scuoteva ogni singola molecola del corpo e delle proprie sensazioni Ancora oggi nelle notti di luna piena (quella sera c’era anche la luna piena) trovandomi in luoghi isolati sono convinto di sentire una debole eco di quel “suono” che nessuno di noi, da quel giorno, ha più potuto chiamare grido il “suono”, comunque, non fu l’unico rumore che sentimmo perché anche la belva, ovviamente, aveva da dire la sua e dai rumori inequivocabili era chiaro che, sempre al buio, cercava la causa del suo disturbo per poter affondare quei buoni 30 centimetri di denti da qualche parte è strano come il comportamento di certi uomini possa trasformare anche la più dolce delle bestioline nel peggiore dei mostri affamati di sangue E a quel punto accadde la cosa più agghiacciante La prima reazione non fu, come umanamente era lecito aspettarsi: corriamo in aiuto dell’amico in punto di morte La vista di quella finestra angosciosamente buia, delle altre che si accendevano, dei visi attoniti, di voci agitate raggiunse la sublimazione nel contemporaneo accasciarsi dalle risate di monaco sulle scalette in penombra della direzione (questa fu la sua fortuna) e degli altri tre assassini vicino al campo di bocce (all’aperto e alla luce – questa fu la loro sfortuna) senza avere le forze di fare un passo – cosa che si rivelò ininfluente per monaco nascosto dalla penombra ma letale per i tre assassini che si trovarono esposti all’ira funesta Dalle scalette della mensa comparve prima il mostro che scese e sparì tra i cespugli e poi e. m. in mutande, con una mazza da baseball gridando: vi ammazzo tutti I più erano spariti ma ben appostati per non perdersi la scena Monaco era ormai in lacrime e respirava a fatica ma protetto dall’oscurità poté godersi tutto lo spettacolo dalla prima fila Solo tre ex assassini restavano in balia della furia omicida a terra nel piazzale E così, in un attimo, la sorte cambiò i ruoli: la vittima fu carnefice e i carnefici diventarono vittime la furia non tardò ad arrivare sul primo malcapitato e mentre guardando la morte in faccia l’ex carnefice non riusciva a muovere un passo dalle risate che monaco, sadicamente, alimentava con il suo sibilo nascosto, accadde il miracolo spesso l’illuminazione produce altra luce e non importa se sia propria o riflessa ma è una luce capace di brillare – quella notte di luna piena aveva generato il male e ora il male si era diffuso nell’aria, pervadeva ognuno dei presenti, era libero di agire e si presentò ancora sotto forma di qualcuno che, afferrato un lenzuolo dall’infermeria, lo indossò e dalla penombra vicino alla direzione esclamò verso il quasi omicida: fermati, disgraziato, fermati il povero e. m. ormai provato dagli eventi ebbe un momento, un solo momento di incertezza mentre si chiedeva chi fosse quel fantasma e quell’incertezza fu fatale perché i tre ex carnefici trovarono la forza di liberarsi dalla morsa fatale, fuggire verso i cespugli e dileguarsi nella notte dando inizio a quella che è stata ritenuta la più spietata caccia all’uomo di quegli anni quando la timida luce del mattino cominciò a farsi largo nell’oscurità tutto quello che era successo diventò un pallido ricordo che non doveva andare perduto baci a tutti marco *****

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Illu ha detto...

MA che bravo che sei a raccontare... complimenti mi sembra di tornare laggiù in quel remoto angolo di "paradiso" dove la giovinezza ormai riposa in pace...
grazie per i ricordi!!