COME ERAVAMO

COME ERAVAMO
DOVE ERAVAMO

giovedì 29 maggio 2008

(1) 1988

Quell’anno cominciò molto male perché persi un’amica a cui tenevo molto, ma era un anno bisestile e sapete come sono le donne negli anni bisestili… no? Beh in effetti sono esattamente come gli altri anni e forse ero io che necessitavo di un po’ di manutenzione, un ritocchino, che venne sotto forma di MAZZATA tra capo e collo che mi fece perdere uno dei beni piu’ preziosi della mia vita (e forse anche a lei), una di quelle cose che arrivano e poi ti lasciano senza respiro e senza udito mentre, arrancando sperduto, cerchi di capire cosa ti ha investito e tenti di prendere nota della targa del TIR. Dall’Associazione ero ormai fuori, come un Paria da tempo e tramite amici di amici venni “assunto” presso una casa di vela a Ventotene da un certo Ugazio che, seppi poi essere un altro ex YMCA: incredibile adesso mi avrebbero pagato per fare ciò che avevo sempre fatto gratis. Venni sistemato in un appartamento in paese insieme ad undici scalmanati “i miei Apostoli” ai quali cominciai subito a distribuire soprannomi di cui ne ricordo qualche scampolo: a due amici di cui uno di colore “Black and Deker” ;a uno che stava sempre a recriminare “Bofonchio” (soprannome che ancora oggi si porta apppiccicato); a una ragazzetta al limite dell’anoressico “Forchetta” (dal rumore che faceva quando cadeva). A me in compenso mi affibbiarono “Palle quadre” soprannome di cui andavo fiero. Erano come dire… “vispi”? ragazzi quasi diciottenni del Comune di Roma e anzi qualcuno al limite della fijodimignottaggine, ma ci capimmo presto …. A volte basta poco… poco e due pescura n. 46, io del resto sono fiducioso… Il lavoro era un pochino differente dal solito leaderaggio YMCA, non c’erano giochi in spiaggia e cose varie ma insomma dovevo irreggimentare quei torelli al libero pascolo con gli ormoni a mille… A cena andavamo a mangiare alla casa di vela in fondo all’isola e forse anche a colazione … con un pulmino 900 fiat color cagarella in condizioni ormai non piu’ definibili da molti anni, una di quelle cose molto naif che si trovano nei luoghi di villeggiatura che vi lascio immaginare e che si avvantaggiano anche del fatto che sono talmente andati che neanche la ruggine ci si puo’ accanire di piu’, ricordo che si accendeva a spinta e, diverse volte, quando in salita si spegneva lo accendevo a retromarcia, solo che le strade dell’isola sono tutt’ora Molto strette e alla fine della discesa c’era e c’e’ tuttora una curva, ma per fortuna lo strapiombo di punta dell’Arco di un centinaio di metri è protetto da un murettino a secco… e ricordo che in questo nulla c’era una cabina telefonica… il telefono la tua voce… Insomma avevo in qualche modo ricreato il mio surrogato YMCA . Appena posso vi racconto cosa successe una notte… a Villa Giulia..

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