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domenica 14 ottobre 2007

LA MUSICA CHE GIRA INTORNO

MARIO ALAMPI SCRISSE TEMPO FA AD UNA FANCIULLA:
“LA MUSICA CHE GIRA INTORNO” ascoltata durante la notturna al mare. Non pensare mai che qualcosa non possa succederti:chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ritrovato a scrivere con le unghie dei mignoli laccate ( ed altrettanto gli alluci) segno evidente di giorni più che mai casual, a cavallo degli ultimi fuochi di agosto. Pensieri in libertà, almeno nel breve spazio che corre dalla porta alle sbarre della finestra, incastonate come un brillante su quel grigio maledetto muro. Quel che resta è di là, a volo sul mare e sui boschi,a piedi su strade bianche polverose di sassi: lascia che siano i platters a cantare “ polvere di stelle” dallo stereo della macchina. Sarebbe bello avere un nastro e registrarci tutte le canzoni, le battute,i soprannomi ed i giochi di parole che ormai fanno parte del turno. Ma forse non è giusto imprigionare, magari nella tua stessa cella, questo prossimo passato, quasi presente, per tentare, assieme ai tuoi compagni, l’ennesima,improbabile fuga. Non raggiungeresti mai gli altri, quelli che stanno fuori, e forse,una volta ricongiunti, neppure li riconosceresti. Situazioni ad incastro, come scatole cinesi, ti fanno sentire meno prigioniero:in quale scatola sarò?Quante ne contiene e da quante è contenuta?ed anche meno solo;in fondo basta bussare al muro della cella accanto,per poter sentire qualcuno che afferra tra le sbarre la coda di un uccello. Falco o gabbiano, porterà il suo messaggio dove ogni squarcio tra le nuvole significa qualcosa. Hanno appena rotto il manico di una pentola,e così anche lei diventerà come certi stati d’animo che non sai come prendere, o nel migliore dei casi ti resterà il manico in mano,e la pentola per conto suo. La cosa più urgente da fare è un po’ di sano cazzeggio: le occasioni qui del resto non mancano e si può dire che sia l’attività principale di programma. Non possiamo andare avanti a ridere così,è la nostra ultima speranza: chissà che sentendoci ridere tutti in coro, quelli che stanno laggiù non vengano a tirarci fuori. Ed il sopracciglio che si alza ti dice già che in fondo vivere non è poi cosa tanto seria.

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