venerdì 26 febbraio 2010
A CHI NON C'E' PIU'
Compagni di viaggio scesi a delle fermate, intermedie, troppo presto.
Rimangono nella memoria, congelati ad un momento, un gesto, uno sguardo… a piacer.
CIANOLLA:
non ricordo come si chiamasse di nome, era alto bruno e coi capelli ricci, naso pronunciato senza essere grosso, forse gli occhi, scuri, un pelino vicini, ma nel complesso un bel ragazzo alto e atletico, così lo ricordo. Lo incontrai per pochi giorni, non ci feci mai un turno insieme; vorticoso era il ballo dei turni e qualcosa ogni tanto saltava, (un po’ come le otturazioni ).
Valter Timino al ritorno da un turno, ci raccontò che “SUPERMAN” (alias Cianolla) si era comportato con l’assolutismo di un marine, ci disse che addirittura, era stato capace di tirare “acqua” sporca con lo sturacessi ai seniores…diciamo … non allineati ( ve lo ricordate quello sturacessi vero? Bastone di eucaliptus nodoso e con un leggero dog-leg a sinistra, con straccio di tela grosso legato intorno alla base), ma questi fatti , il Timino ce li raccontava ridendo… forse non era vero, io gli credetti, ma sono stato sempre un credulone.
Insomma volevo verificare di persona e, a una pizza una sera, chiesi a Cianolla, se era vero quello che si diceva di lui. Mentre parlavo,Cianolla mi ascoltava e mi osservava, lasciandomi i miei dubbi, anche lui con un sorrisetto impertinente che nulla confermava e nulla smentiva…Mica l’ho mai capito come stavano le cose!
Fu l’ultima volta che lo vidi…. Dopo poco, credo, se ne andò per un repentino “attacco di regina e matto in due mosse”. Insomma meningite, a diciannove anni ,..un po prestino…. quando lo venni a sapere non ci credetti
MARINA MOLINAS:
Carina, anche lei sorella di… e, fidanzatina storica di Ciacchei. Sorrisetto e sguardo dolce, nasino a punta, occhi da cocker, dolci,appunto . Gonna larga a fiorellini e zoccoli Pescura ai piedi, gran moda dei tempi. Un amorino insomma. Quello che so è che negli anni a seguire, seguì una qualche setta di figli di qualche dio, forse minore e , forse anche incazzatiello di ciò. Tornata a casa dopo anni, e svuotata di sé, ha cercato la via rapida per quel dio, o magari anche un altro dio .., il primo che passasse e la raccogliesse ai piedi di un grattacielo dell’EUR dopo quattordici piani e duevirgolatrentacinque secondi circa di volo finalmente libero.
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ALFREDO
Vivente
Alto magro sguardo dolce, mai incazzato, riccio castano.
Alfredo detto “KING ALFRED” nel 78 eri un diventato rapidamente una icona,un mito musicale nel villaggio seniores; ammiravo la tua repentina ascesa all’olimpo dei suonatori pluridecorati..
Suonavi di tutto e bene: chitarra, tastiere, percussioni, archi, fiati triangoli e rettangoli, sensibile, molto, troppo.
“La candela che brucia da due lati fa il doppio di luce, in metà tempo…”
Qualche ingranaggio un pomeriggio cominciò a slittare….. forse della sabbia, forse l’incuria invernale, non lo so! Cominciò la tua discesa “ad inferos” rapida, ripida. Il tuo bel corpo cominciò a gonfiarsi per gli psicofarmaci e la tua mente cominciò a sgonfiarsi, come un soufflè e la notte ti spalancò le porte in un abbraccio di silenzio e di freddo.
Ti ho visto mentre camminavi con un cappotto blu e un cappello, parlavi febbricitante tra i tuoi molti sé. Non ebbi il coraggio di…
Prendesti una strada laterale.
MONACO
Persona di indole dolce modesta e accorta, a tratti tenebroso, da sempre lo ricordo vecchio, anche a trentacinque anni quando,nel 1975, giocava a pallone nei tornei, al campo di calcio, in orrendo sterrato di granito sardo dall'altra parte della collina verso l'isoletta. Col suo perenne toscanello in bocca e la sua parlata impietosamente e sgrammaticatamente calabrese. Ma fu altresi’ il mito creatore. promotore ed intelligente esecutore della costruzione del villaggio in Sardegna a Lido del Sole, con i boongalows progettati dal papà di Siaccheri. Ve lo ricordate il Lido del Sole con i suoi bungalow?? Silente striscia di terra riportata, tra mare e peschiera con quei cespugli di lunghi, aghi appuntiti, insidiosi? beh furono tutta opera sua
Monaco sempre meno denti in bocca (donna Flo gli faceva i frullati e noi gli cantavamo : fammi crescere i denti davanti te ne prego bambino Gesù), senza di lui non ci sarebbero stati i nostri ricordi, e la nostra adolescenza sarebbe stata , come?
Ti minacciava in calabrese se non ti comportavi bene: "Salvatore la nave, parte tutte le sere... guarda la nave ... e dormi preoccupato..." oppure " tu il secondo non lo fai" !!
Monaco come Cesare fu pugnalato alle spalle, fu tradito (in una sorta di bega da basso portierato ma dall’alto reddito un golpino all'amatriciana) da un pugno di lestofanti mezzecalzette, che si impossessarono del suo sogno, estromettendolo dalla direzione del villaggio e elemosinandogli un inutile, patetico titolo onorifico da Segretario Nazionale, una sorta di Sovrintendenza ai soprammobili.
Lì, credo, cominciò a morire.
Lo incontrai anni dopo, per caso al policlinico dopo che, ero stato cacciato dall’Ymca (grazie all'intercessione di un depresso, gran censore nonché gran cretino, di quelli che quando ti parlano non ti guardano negli occhi.. ma Monaco stava per morire con una stenosi esofagea e quando me lo ritrovai davanti all'ultimo stadio, crudamente e crudelmente mi sembrò una rana, mi fece veramente tanta tenerezza, perche’ era una brava persona e mai gli portai rancore
Mi sembra abitasse in una stanza dell'hotel Ymca, non si fece mai una famiglia,... piango mentre lo ricordo, andai un paio di volte a trovarlo in ospedale era solo, solo, come un cane. ciao Mirenzi ti voglio bene. Sei stato importante per tutti noi. credo che, come JODA in guerre stellari , in trasparenza ci osservi e un giorno spero di riabbracciarti con o senza spada laser
mercoledì 24 febbraio 2010
GITE NOTTURNE
Una delle cose che mi faceva scapolare l’inverno rintanato nelle adolescenziali seghe mentali… (e vabbhè nun se po’ proprio scherzà), proprio come il paguro si rintana nel suo guscio, era la fede incrollabile nella certezza religiosa, che tanto, qualunque cosa fosse potuta accadere nell’universo, in estate avrei anche io immancabilmente fatto la…. GITA NOTTURNA …
Era una sorta di energia pura e restauratrice che metteva il giusto ordine nelle strambe cose dell’universo, una sorta di Santo Graal della vacanza estiva.. croce e delizia,… più l’una che l’altra in realtà.
I nomi dei posti più gettonati, nei quali eravamo di casa, ascendono ancora alle mie orecchie quasi fossero suoni di luoghi mitici tipo … Katmandù, Marrakech, ma forse più prosaicamente: Isoletta, Roccioni Villaggio dei Tedeschi, Capo Ceraso, Porto Istana,
ISOLETTA:
sita a pochissima distanza dal villaggio, per arrivarci si passava da dietro il campo maschile, si passava poi: la rete , il campetto di calcio, e mentre a sinistra sulla punta c’era il villaggio dei belgi con case in pietra a schiera, noi piegavamo decisi a destra, come dei caccia da guerra in formazione transumante e, dopo un miglio circa arrivavamo di fronte ad un’isoletta. Qui zaini a terra facevamo il bagno e i nuotatori classificati Squali potevano arrivare all’isoletta, ma con un leader. L’ho fatta due o tre volte e non ho mai capito il fascino di arrivare all’isola a nuoto. Più che un’isola … uno scoglio.
Poi, ritorno, raccolta della legna, fuoco, pasturazione e, se qualcosa abboccava passavi una delle prime notti di amor gentile della tua vita, sennò tra le dune rialzate, alle spalle della spiaggia, stavi infrattato nel sacco a pelo nel senso di “ tra le fratte” e quando “ci trovavamo a fondo al boccaletto : “na pisciatina un salve regina e in Santa Pace se n’annavamo a letto”.
Uno dei ricordi più belli dell’adolescenza… una notte di luna piena, tra le dune, girato leggermente in direzione dei roccioni, vedevo il mare sottostante una grande baia con sette insenature e la luna che si specchiava in tutte e sette le baiette, con l’isoletta alla mia sinistra e sperando di poter condividere presto tutta questa meraviglia con una ragazza
Ricordo Puccio Damerini passare un pomeriggio intero a saltare dalle dune di sabbia alte circa due metri divertendosi come un bambinone.
ROCCIONI
Per arrivarci c’erano da attraversare…. Il guado, e il villaggio di tedeschi.
Più che un guado era un guano. Il guado ci faceva sentire un vero drappello di incalliti improbabili variopinti guerriglieri dell’armata Brancaleone con zaini sulle braccia e, per i più muscolosi qualche bella ragazzetta sulle spalle …intanto… poi si vedrà… (infatti s’e’ visto… ).
La velocità di avanzamento di un drappello di guerriglia è influenzata dal guerrigliero più lento (applico Che Guevara). Dopo di ciò e dopo un’ora e mezzo di cammino di strada bianca, sostavamo puzzolenti e affaticati, a malapena tollerati, ma non amati, al villaggio austro-ungarico di tedeschi, che aveva un bar fornitissimo a differenza dello spaccio del villaggio che aveva solo gazzosa Ichnusa.
Poco distanti, i roccioni erano un’oasi di “selva selvaggia aspra e forte”, dolcissima di aromi di macchia sarda lentisco, mirto, elicriso.
Rocce dalle quali tuffarti se i leader non vedevano, con una sabbia morbida e accogliente quasi fosse seta , in un tramonto sempre di fuoco, proprio come il mio erpes. Nel 1976 Francesca Glienti chiese a Timino se si poteva mettere in top-less… (lei non Timino)… lui con distacco filosofico … acconsentì .
Era il 1976, ero ancora campeggista e vergine, una di queste due caratteristiche la avrei mantenuta ancora a lungo… indovinate quale? ( ha! Ha! Scherzavo!!, infatti l’anno dopo sono diventato Leader!!).
CHIESETTA
Ci andai in una sola volta. La strada partiva dal campetto di pallone, credo, poi si proseguiva non verso la spiaggia come per andare all’isoletta, ma si piegava a destra prima del campetto su una delle tante sterrate bianche, e si prendeva la grande, maestosa, materna “Orientale Sarda”, nostra linea di confine e di congiunzione con l’universo conosciuto, un analogo del grande padre Fuji per i giapponesi. Si proseguiva, a piedi, sul ciglio della strada (se qualche autista di camion ubriaco o stronzo o entrambe le cose non decideva di farti qualche scherzetto tipo tentare di fare un filotto da 1100 punti mettendoci i sotto tutti quanti , veramente accaduto). Camminavamo per 3 –
Non c’era neanche tanta ombra, mi sembra, ma allora che cacchio racconto? Il fatto fu che al lato di questo sito, c’era un montarozzo di rocce, sarde, appunto, di granito rosa scavate dal vento e piuttosto bellocce. Mi inerpicai (inerpicai fa tanto poeta..) per un po’ e arrivai su una roccia a strapiombo alta quattro metri circa che affacciava nel vuoto. Mi ci misi in piedi a gambe e braccia larghe. Il forte vento tiepido, carico degli aromi della macchia sarda, gli effluvi profumati ( e perché… “effluvi” ndo’ me lo metti?) esaltati anche dal fatto che all’inizio del meriggio ( meriggio è nsacco fico!) col gran caldo, sono maggiormente intensi. Così io stavo lì in posizione mistica decisamente sbilanciato in avanti, nel vuoto, il forte e caldo vento di maestrale mi sosteneva (in effetti già allora ci voleva una bora). In realtà mi rendo conto che mi teneva in vita. Mi accarezzava, mi investiva, mi possedeva come un negro guerriero mandingo ( dai Pen dell’Aia si fa pe scherzà) forse esagero . Fu una delle volte in cui fui maggiormente felice in vita mia (e non per via del negro mandingo…hahahah). Tenuto da quel vento sardo, caldo … te).
Ero contentissimo di aver avuto il privilegio di andare all’ ymca, di avere quegli amici, di essere benvoluto, e di essere considerato “in gamba “ da tante persone che stimavo alle quali volevo un bene dell’anima…. Di avere la possibilità di fare gite notturne con possibile pomiciata ( peraltro mai avvenuta o quasi) ... ( la pomiciata, non la gita), di avere la responsabilità di ragazzi più giovani di me , di assurgere alla posizione di “Capo”, di sentire di poter trasmettere le mie esperienze di poter lasciare la traccia.
Eravamo volontari, DESIDERAVAMO andare all’ymca, fare ciò che facevamo e il nostro prestigio veniva dal poterle fare ed essere un riferimento per gli altri; poi verranno anche i tramonti in Sardegna, le passeggiate mano nella mano, la fiducia degli altri in te, la nostra vita che prendeva forma mentre marcavamo il territorio della nostra esistenza ( mica male questa), gli scherzi le canzoni… l’armi e gli amori… quelli veri e quelli supposti… e quelli sperati, soprattutto le speranze per il futuro. Ed è esattamente questa la differenza tra oggi ed allora: la speranza di un futuro che sarebbe andato proprio come noi desideravamo... o no?
L’amicizia per me e per molti altri , ma non per tutti, era una sorta di concetto cavalleresco , da tavola rotonda, una mitica ( e perciò , bada bene, non reale) visione da “fratelli della costa” che niente avrebbe incrinato o distrutto ……:
Una delle cose , forse l’unica cosa che non rifarei, è una cosa che non so nemmeno definire, anzi si , è stata una tale cazzata da parte mia, che solo a ricordarla mi si accappona la pelle: eravamo in uno dei mitici viaggi in nave verso Olbia ( e fino qui…) ad un certo punto scherzando giovialmente con Betta Balmieri, la prendo in braccio (ahia…), solo che sempre “giovialmente” mi affaccio, anzi la affaccio, al di là della balaustra della nave …… quale santo ci ha protetti? un congresso internazionale di santi protettori… porca miseria ancora non ci credo, e mi si torcono le budella a parlarne (devo confessare che, non pago, l’ho rifatto, mesi dopo, sempre con la stessa ragazza da ponte Garibaldi a Roma, poi non l’ho mai rifatto con alcuna persona …giuro… per fortuna).