lunedì 11 gennaio 2010
memorie
lunedì 4 gennaio 2010
RICOMINCIAMO
NOTA INTRODUTTIVA…DA LEGGERE…:
1. I ricordi sono i miei, se non vi stanno bene……NON SO CHE FARCI !!
2. Possono risultare imprecisi o scollegati tra loro rispetto al momento nei quali sono realmente avvenuti, ma non mi sembra poi fondamentale, in effetti sono il frutto di molte e-mail sparse che non ho riordinato cronologicamente in maniera rigida;
3. E’ ciò che ricordo aver vissuto, in prima persona, i fatti sono avvenuti… mi sembra;
4. Sarei grato di ricevere precisazioni o ricordi alternativi o complementari da altri…chiunque “altri”;
5. Se qualcuno si sentisse offeso avrebbe due opzioni: la prima è rileggere il punto 1., per la seconda opzione ho diversi suggerimenti e , fatta salva l’opzione di cui al punto 4., chissà magari avrebbe potuto comportarsi diversamente.
6.chiunque si sentisse troppo..."individuabile" e non lo volesse essere, saro' lieto di camuffare maggiormente il suo nome al fine di renderlo ancor piu' criptico...un po come le uova di pernice ecco
CORREVA L'ANNO 1975... ed io con lui
Appena traslocato di casa, in via del Tintoretto, mi si prospettava un' estate piuttosto scialba, squallida e difficile: afa romana, niente amici, noia…..
Le pippe erano un passatempo ancora remoto, un terreno accidentato magari, sul quale di lì a poco, come molti adolescenti, sarei divenuto un'autorità … ma questa è una storia diversa.
I palazzi dove sorgeva la mia nuova casa mi apparvero, avvolti in una turbinante nuvola di polvere in un assolato ed afoso pomeriggio estivo alle cinque... diciassette ... circa… minuto più minuto meno.
L'impressione fu quella di trovarmi di fronte ad un fantascientifico condominio di palazzi, intonsi, a cortina, vedevo centinaia di serrande abbassate, un turbinio di secca polvere che roteava, …..il senso di solitudine ed il caldo mi stordivano un poco.
Non sapevo come cazzo passare quella estate di merda... e fu allora, che comparve la fatina azzurra sotto le secolari spoglie di mia cugina Enza che quell’estate sarebbe andata, con la sua amica Andreola in un campeggio per ragazzi e ragazze in Sardegna ... molto carino... se vuoi venire anche tu.. ma si... annamo 'n po' boh....
Iscritto in corsa da mia madre, e saldato l'anticipo, mi diedero un piego bianco con scritte in blu ed evidenze in rosso che illustrava … ammoniva… spiegava e tranquillizzava.
Alla repentina partenza arrivai in perfetta armonia con il tipico approccio logistico della mia famiglia, cioè poco attrezzato, non con le cose che avrei voluto, tipo sacco a pelo, zaino e ficate simili, ma con un equipaggiamento “neorealista” un po’ casareccio rimediato qua e là (un po’ come si rimediava un poco credibile equipaggiamento da amici e parenti quando si decideva di andare a sciare le domeniche invernali) ben descritto in una famosa macchietta di Aldo Fabrizi.
A piazza Indipendenza, dove giaceva la sede dell’Associazione YMCA, gli organizzatori/accompagnatori ci suddivisero in gruppi eterogenei, non per età (tenete d’occhio questo particolare)!!
Ci misero, così, su di un pullman alla volta di Civitavecchia (lo spostamento via treno sarebbe stato attivato un paio di anni dopo, mi pare).
Cosi', contro ogni predizione, ma in accordo con il volere degli dei, mi imbarcai su di un cargo della compagnia di navigazione Tirrenia, battente bandiera liberiana, alla faccia ed alla volta di Olbia, amena e ridente località sarda.
Arrivammo al Lido del Sole, alle sette e mezza della mattina successiva, strafatti come stracchini e, mentre quel carretto passava .... portava i nostri, bagagli autonomamente e direttamente dalla nave al campo: questa era una comodità rara.
Percorremmo in centocinquanta giovani, allucinati, il tratto di centocinquanta metri circa, di sterrato che separava il cancello d'entrata con il villaggio vero e proprio e, ancor più stralunati camminando passammo una serie di "ceck point charlie" dai nomi evocativi: la buca, il boschetto di eucalyptus confinante con la peschiera,... poi... a sinistra quel che rimaneva della millecento color rosso ruggine di Monaco (al secolo Mirenzi , direttore dell'orfanotrofio in questione (Dio doni pace alla sua anima) e, per ultimo, su una striscia di terreno da riporto, approdammo, come una “armata Brancaleone” con i postumi di una sbornia, ad alcuni fabbricati risultanti poi essere: una direzione, una mensa tutta dipinta e ormai fatiscente, dei bagni in muratura (altra rara comodità) con pianta a forma di nocciolina ed, infine, una serie di tende militari grigio oliva, da campo tipo tendoni da circo.
Troppo stanco e frastornato per capirci qualcosa (e questa è una scusa bell'e buona perché, solitamente, non capirei niente senza nemmeno essere stanco e frastornato), fui travolto da un bailamme di adolescenti freakettoni vocianti come su un set di un film Fellini che si abbracciano, si rincontrano, si baciano, sanno già tutto della vita (alcuni scopano già, altri invece ne parlano, la maggior parte in verità ... si allena).
In questo maelstromm di ragazzini accade il fatto, che cambierà forse il percorso alla mia vita: vengono scomposti i gruppi del viaggio che saranno riassemblati in "Tende" secondo l’età. Io, ancora rimbambito per la notte in nave, passata a VIVERE e del tutto ignaro di questo delicato passaggio di rimanipolazione genetica dei gruppi, non registro questo fatto e seguo in tenda un compagno di viaggio tale Tascino e garbato garbato nonché fiducioso del futuro come un dodo, prendo posto in una tenda seniores, la numero
Dalla direzione mi cercheranno invano per mezza giornata con l’intenzione di allegarmi, invece , al villaggio juniores ove la mia giovine età mi obbligherebbe.... Avrebbero dovuto già capire di che pasta ero fatto ... ci saremmo risparmiati tutti un sacco di inutile dolore...., mah!.
Così nonostante la giovine età e, nonostante gli inequivocabili segni che il destino aveva già inviato agli ottusi anziani del campo, rimasi indebitamente ed indegnamente in una tenda seniores, che risultò così composta: Salvatore Ingrato, Puccio Damerini, Gianni Paolonio "leader" (leader i capi tenda si chiamavano così, credo che il motivo di questa definizione fosse legato ad un processo di culto della personalità o di "divinizzazione del capo" come avviene ancor oggi in Corea del nord ), aggiungo una postilla: Gianni Paolonio ci leggeva e ci costringeva a tradurre dal latino delle poesie di Catullo. Massimo Casanisi detto Oreste figlio di un costruttore romano, Tascino e il fratello di Marta Andò, più un altro ragazzo che non ricordo.
A questo punto apro una parente:…: all’YMCA i fratelli o sorelle di… , non avevano (o avevano molto raramente e per meriti tutt’altro che morali, credo), una identità giuridica propria, ma erano e sarebbero rimasti, in secula seculorum, semplicemente il fratello o la sorella di.
Poi qualcun altro e per altri meriti o demeriti sarebbe per sempre rimasto un figlio di…
Appena arrivati al campo, Il primo giorno ti facevano fare le prove di nuoto e quell'anno (1975), venni classificato ad un livello intermedio: Delfino, che era già meglio di Alga Marina (che poteva solo sciacquettare in risacca) o Cavalluccio Marino che poteva fare poco di più. Non ero però “Squalo”, cosa che mi avrebbe permesso di fare vela e kaiak o di arrivare al trampolino tetanico, ma mi accontentai, del resto già l'avevo combinata bella cambiando villaggio (anche se a mia insaputa) e non obiettai.
Il CAMPO che si articolava in due villaggi: maschile e femminile, con vita in comune e competenze identiche. Le vere divisioni erano per età: i cadetti dagli 8 ai 12 anni mi sembra; gli juniores dai 12 ai 14 e poi i seniores dai 14 ai 18 poi c'erano gli aspiranti leaders, e i leaders che erano i capo tenda.
Personaggi simbolo erano :
l'Assistente che per me rimarrà sempre e solo Marco Tagliata una sorta di Claudio Martelli ma più bello e più alto e sempre disponibile e sorridente (che avesse un ictus?); poi.. last but not least il
IL DIRETTORE: Monaco; uomo , vecchio già a 35 anni calabrese, bassetto coll’onnipresente toscano in bocca, un figlio di ‘ndrocchia come pochi, grande persona insomma, l'Ymca gli dovrà sempre moltissimo,... infatti , anni dopo, sarà sbranato e messo da parte da dei cagnacci altisonanti e stolti che si divideranno la troppo allettante torta estromettendolo da ogni carica operativa (ma questa forse la racconto più in là).
Nel campo, appunto si distinguevano i tre villaggi (maschile e femminile) , cadetti, juniores e seniores. In ogni tenda c'erano 8 ragazzi con un leader, c'erano tre tende maschili e tre tende femminili per ogni Villaggio.
LUOGHI CARDINE
Zona d’ombra… umh.. infiniti intrecci e sbrachi e palpeggiamenti, la cosa più confortante era avere qualche bella ragazza che ti si appoggiasse con la testa sulla pancia e dare poi la stura a convincentissimi e seducenti ragionamenti che duravano per ore di cose adolescenti, irrinunciabili tipo: Dio, la musica rock, la vita ,la politica, le grandi sfere (che a me già giravano)…girandoci intorno per ore , senza mai arrivare ad alcuna conclusione tangibile quegli intrecci “ gioie di casto amor” , erano una delle cose più desiderate della stagione invernale…, e pure oggi, devo dire, non mi dispiacerebbe sdraiarmi su quella fastidiosissima sabbia alla quale non mi sono mai abituato … pur di…
“ far ritornare un’ora sola/ del tempo bello della contentezza/ quando giocando insieme al vola vola,/ tu mi rapivi un bacio ed una carezza …”
I BAGNI, Sembrerebbe un paradosso, ma quando erano sporchi, erano DAVVERO sporchi anche se venivano puliti da noi a turno tutti i giorni (e forse era proprio per questo), erano una fucina di zanzare, usarli esulava dalle responsabilità della Direzione e della Convenzione di Ginevra per i Prigionieri di Guerra e implicava un rovinoso prelievo ematico ad opera dellei zanzare da guerriglia vietnamite.
IL TRAMPOLINO, in acqua pericolosissimo scivoloso e di ferro arrugginito: perfetto per il tetano.
Tutta dipinta all’interno, con dei murales d’epoca in stile freak - fantasy, da sognatore, filosofico...(la mensa vecchia verrà abbattuta e sostituita nel 78 / 79, da una nuova, verso la peschiera), il suo paimento, che ancora oggi dura, diverrà la base di un campo di pallavolo, pallacanestro... altre palle)!!!
La vecchia mensa era stata assemblata dall’uomo di Cro-magnon all’alba dei tempi, con un uso incerto ed affrettato di pannelli di truciolato ormai gonfi e deformi (anche se non bisogna mai disprezzare la categoria dei gonfi e deformi ); veniva dipinta e ridipinta esternamente di bianco ad ogni montaggio che inaugurava la stagione balneare. Le finestre erano munite di simpatici e gai giochi di zanzare, incastagnate in preziosi volant di ragnatele che facevano da sublime sfondo agli affreschi interni della mensa, affreschi caravaggieschi in totale stile rivoluzionario "figlio dei fiori" didascalico culturale (chi c'era, capirà).
Ricordo anche i due passa vivande all’inizio della mensa, che servivano, appunto, a mettere in comunicazione la sala con la cucina; si trasformavano , una volta serrati a fine pasto, in due occhi enormi con un naso al centro ( di un certo qual effetto). Alcune dogmatiche scritte, di saggezza non popolare sui muri, reminescenze di un appiccicume di cultura liceale, vennero tatuate, nella notte dei tempi, sulle pareti, roba tipo: REPETITA JUVANT ( e poi più didascalicamente quasi a correggersi ) SED PAUCA INTELLIGENTIA ( capito il genere?) oppure: SORRIDERE,
Sopra la mensa vecchia dormiva il personale non campeggista: l’assistente al programma, i lavapiatti e la cuoca, solitamente costituita dalla più che mitica mamma di Tappi (oggi, mi dicono, ballerino ), credo vedova, abruzzese convinta: una icona, un mito!!! una signora dolcissima.
ALCUNI DEI CANTI DELLA MENSA
A mensa oltre a mangiare, dopo il pasto si cantavano svariati inni alla gioia
una sardinas/una sardinas / dos sardinas /dos sardinas / tre sardinas / tre sardinas /dun gado / dun gado/ dun gado/ serà ppostado / alla madera /rip. de savisse /rip. dun sabado / rip parà pa pa pa para /rip. orzo bimbo bimbo ba /rip. Ripetere tutta la strofa
quando io vedere rip /buccia di banana / subito pensare / ad africa lontana /ripenso a giungla nera /la tigre e la pantera / ma quel che mi piace di più / è la negretta del tugul / cos'e' il tugul? / il tugul è quella cosa dove il negro si riposa dove il negro fa la nanna tra le braccia della mamma /
((( variante: cosa è il tuo cul? Il tuo culo è quella cosa dove il negro si riposa, dove il negro fa la panna agitando la sua canna)))
quando in Mozambico / io mi punsi un dito / venuta infezione / fatta amputazione / tagliato dito, piede, gamba, non ballare più la samba, ma mangiar solo banane ma quel che mi piace di più la negretta del tugul / cos’e’ il tugul ecc..
pino silvestre / vidal / calze di seta / si sì /ammazza la vecchia / col Flit/ e se non muore? / col gas/e se non muore ancora ?/ ammazza che vecchia…. Era mi nonna!!!
“ci son due coccodrilli ed un orangutango/ due piccoli serpenti e l’aquila reale / il gatto il topo l’elefante non manca più nessuno, / solo non si vedono i due leocorn… zu zu zu zu
un dì Noè nella foresta andò/ e tutti gli animali volle intorno a se perché il Signore è arrabbiato il diluvio manderà / voi non avete colpa io vi salverò zu zu zu zuci son......
E mentre cominciava a salire il mare / Noè vide nel celo un grosso nuvolone / e poi non pensò più e si dimenticò da allora più nessuno vide i due leocorn Zu zu zu zu
Shin gan guri guri guri guri guri wash wash Shin gan guShin gan gu
Shin gan guri guri guri guri guri wash washShin gan guShin gan gu
Era era era era era era e…Etc
TORSOLII!!! nei piatti abbandonati per ore e ore come tramonti infuocati
per favore pa para pa para pa para pa passa pa para pa para pa para pa pa uno stuzzicadenti
un pezzetto pa para di buccia di mela pa para pa para pa pa incastrato trai denti
ora su non farmi attendere un istante uno solo di più,
passami lo stuzzicadenti e ti dirò mercì boucoup.
languide le bucce delle pere, restano sole nelle insalatiere
per favore pa para pa passa.... ecc.ecc.
ZIGHE ZAGHE se non venivi all'ymca non saprai mai di cosa si trattasse, né cosa ti sei perso, prenditela coi tuoi se ti portavano a Milano Marittima dai nonni;
e poi ricordo…
oooo elele; un elefante, si dondolava ( questa qui, aveva una variante rivoluzionaria del tipo: un Feltrinelli si dondolava sopra il palo di una teleferica…); ...esaustivo?
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le OPERAZIONI GIORNALIERE erano scandite da un campanaccio zootecnico da mucca ed erano: la sveglia, traumatica verso le sette, sette e mezza; dopo mezz’oretta, durante la quale ti riesumavi dal letto a castello infossato come un’amaca, forse ti lavavi a volte e ti raccoglievi per andare a fare colazione , ma prima, davanti alla mensa avveniva la cerimonia dell'alzabandiera (purtroppo data la concentrazione di maschietti pre e post- puberali si potrebbe facilmente equivocare su detto termine facendo della facile ironia, ciò che , in effetti, andrebbe meglio collocato sotto la voce “polluzioni notturne”), con annessa “meditazione”,infatti la tenda di “turno” giornaliero alle pulizie ed al servizio mensa doveva dire qualcosa di intelligente, o fare finta di dire qualcosa di intelligente, davanti il sacro palo con la bandiera YMCA, con tutti i campeggisti schierati per tenda in cerchio, insomma come quelli veri….Rammento una meditazione in particolare, detta, mi sembra, da Sieri Ramek( fratello del più famoso e detestato fighetto, Sandro) chissà che fine a fatto Vieri (che giochi con l'inter...?), anni fà in america studiava l'intelligenza artificiale, oggi, sembra sia in Oggigia ( Inghilterra): SE
Seguiva poi l'entrata in mensa, le tende venivano chiamate, ad una ad una, dalla tenda di servizio e qui si scatenavano le alleanze e si rimpolpavano acredini secolari (come a Siena durante il palio davanti al canapo), per non subire l'onta e lo smacco di essere chiamati ad entrare per ultimi. In mensa la tenda di servizio, serviva gli altri animali dediti spesso al famoso "potere porcaio", di cui sono stato per anni socio fondatore e sostenitore in effetti film tipo "porkys" non hanno inventato nulla. Finita la colazione, la tenda di servizio puliva la mensa, mentre nel campo si facevano pulizie di tenda e di villaggio e dei bagni;
Successivamente verso le dieci, suonava la campanella delle attività. Croce e delizia di tutti i campeggisti, le attività erano di massima: canoa, vela, nuoto, talvolta base ball, calcio, e poi le più fantasiose: disegno, sabbia, danza, meditazione tiro con l'arco, cuoio, pecorino zen...
Le più ambite (in quanto facevano tanto Valtur o Mediterranee anche se nessuno lo avrebbe ammesso a quei tempi) erano: kajak e vela ma bisognava essere nella categoria di nuoto " squali", io purtroppo ero grosso e nei puffi non ci entravo, sicché dovevo beneficiare della bontà di Gabriele che ogni tanto mi infilava di straforo sul Trident che accoglieva 4 - 5 persone. Così venni infettato dal virus della vela che avrebbe impiegato un po' a fare danni , ma con risultati , nel lungo periodo devastanti, una sorta di retrovirus silente e dormiente come una cellula terroristica , beh ad ognuno le sue colpe con umiltà e tu Gabriè, te becchi questa anche se il tempo, in verità galantuomo, te l’ha fatta pagare molti anni dopo mettendoti svariate volte in equipaggio con me in regate e crociere.
Dopo le attività, suonava la campanella del bagno fino alle 12.30 e poi quella di fine bagno / tempo libero ... che preludeva alla mensa previo passaggio allo spaccio per comprare gazzose o simili, da bere poi a tavola.
La campanella del pranzo prevedeva un afflusso libero a mensa , ci si sedeva ognuno al proprio tavolo ( con alcuni scambi amatoriali), la tenda di servizio … serviva le splendide PORTATE, rinomate anche da Carnacina e Veronelli in gioiose bacinelle rosso arancio rettangolari, talvolta anche pulite.
Dopo pranzo (ma anche dopo cena), si cantava …..
Le altre campanelle delle attività della giornata indicavano:
SIESTA, con gara perenne di “siestatron” tra me e Ciaccheri a chi dormisse di più ( anche da svegli..); MERENDA merendine ormai permanentemente impresse nel DNA che hanno dato la stura all’epopea degli organismi geneticamente modificati, ricombinando il dna di due o più organismi e anche su questo le tende femminili che potevano vantare la presenza di una campeggista particolarmente carina avevano la meglio sulla fornitura di paste…...vero Monica?.......;
ATTIVITA’ pomeridiane che erano: giochi in spiaggia, passeggiate, gite più o meno notturne, preparazione al fuoco di campo o di villaggio, (raccolta della legna, preparazione di canzoni, scenette).
FINE ATTIVITA’ spaccio ( di sole bevande),
CENA con afflusso ordinato a mensa, dopo l'ammaina bandiera , e dopo cena , canzoni, consegna della posta ( e se ti arrivavano tre o più lettere alla terza cantavi se la volevi leggere );
ATTIVITA’ serali consistenti in ameni giochi ,
CADETTI A LETTO solo per i più piccoli,
FINE ATTIVITA’, sporadico lavaggio di denti, successivo rito dell’elemosina dello zampirone nelle altre tende sennò le zanzare ti rovinavano, i più smaliziati lo andavano ad elemosinare nelle tende femminili tanto per allungare il brodo, e rimediare qualche bacetto, poi.. 'notte,.. pippe...
Di quel 1975 ricordo alcune cose :
SMEMBROK… EH? CAZZO!!! Scherzetto ameno consistente nel trarre in inganno l’incauto avventore o viandante confondendo il di lui senso percettivo con parola, domanda o frase sconnessa ed inesistente o perniciosa, tale da suscitare nell’incauto, una richiesta di chiarimento del tipo “EEH??”, a questo punto la risposta, spesso corale, arrivava come una stoccata di fioretto al fegato : “CAZZO!!!!”, quasi una sorta di eiaculazione liberatoria. Le parole chiave maggiormente in uso erano: SMEMBROK, LYONISKY, ARESAMBRINKY, AVVOCATO PACE (non chiedetemi perché, ma quest’ultima fu lanciata in mensa: Franco Sardegna, chiese eh?? Una tenda (la 15 credo), rispose in coro “cazzo” e al che a Valter Timino nostro leader, andiede di traverso parte del pranzo e ci cacciò dalla mensa…. o era il 1976???), ….. e via dicendo RICORDO ANCHE: MMHM PERSO!
RICORDO ANCHE : POFF! IL CHE NON CI TURBA AFFATTO!!!
MA SOPRATTUTTO RICORDO: MMMMMMM BIGI !!!! una carinissima Valkiria un pochino “comunione e liberazione” magari, ma dolce ed educata …
Ultimo fotogramma: settimane dopo essere tornato dall’Ymca mi presi una pizza in faccia da mia nonna quando, per fare lo spiritoso le sparai un turbo smembrok-eh?-cazzo!! heheh donna di ormai due secoli fa, dallo scarso sense of humor… ma dai modi spicci…. e dalla mano pesante e veloce.
Gita notturna di due giorni a BUDONI, con semi scazzottata coi sardeddu.Qui mi tocca riaprire la parentesi. Quella mitica volta arrivammo in una pineta ..
Ad ogni turno si faceva una gita notturna la prima volta per me, con sacchi a pelo wow.,. Al campo mi avevano munito di sacco a pelo in quanto, anche se la locandina pubblicitaria dell’ymca avesse avvertito dell’esigenza del sacco a pelo , mia madre, si era appellata al terzo capoverso della seconda pagina che prevedeva anche la possibilità di portarsi seco due lenzuola… meco!!. me complimento!!!!). Il sacco a pelo a prestito in questione, era un residuato bellico della seconda guerra punica (ricordate “Delenda Cartago”? Beh, quella) con (a me piace ricordarlo così), un buco e del sangue raggrumato intorno, credo che andassi in giro a raccontare che c’era morto qualcuno, Però, giuro, qualcuno, nel proprio, ci trovò delle zecche.
Là in pineta il pomeriggio parlai per la prima volta con tale Gabriele Tazzoleni, già fighetto diciottenne.. e con la bellezza adolescente fatta realta’ un venere botticelliana al secolo Lucia dell’agnolo che non era solo bella , ma incredibilmente mi rivolgeva anche la parola…..
Nel fondo di Quella notte quand’anche le stelle tacevano, pare arrivarono dei giovanotti sardi ubriachi, che facendo molto casino ci offrirono della vernaccia in cambio, dell’utilizzo a regime promiscuo a tempo determinato, delle nostre donne…. le nostre sacre donne, inviolabili se non da noi medesimi (e manco tutti, infatti, io naturalmente risultavo essere iscritto d'ufficio tra i manco), cominciò , signori miei una scazzottata tipo John Waine, Bruce Lee tra Noi paladini dell’onore delle nostre ancelle e codesti individui.
Scazzottata della quale, ancora oggi, porto i segni sotto forma di un trascurabile tic nervoso, perché in effetti.... io... non sono sicuro che le cose andarono così in quanto semplicemente … dormivo alla grande senza minimamente accorgermi di quanto accadesse intorno altrimenti gliela avrei fatta vedere io a quelli… cosa voleva dire … farsi veramente male.
Una delle ultime cose da ricordare o da dimenticare, di quell’anno era il sapore dell’acqua, che era indebitamente ed eccessivamente schifosa e che per un formale quanto inutile atto di cortesia veniva definita “potabile”. Veniva portata con autobotte in una cisterna sotto
Un ricordo imbarazzante di quel turno (denominato ai posteri : 2°-‘75) , dei quali oggi ancora ridiamo con Alberto Brusco e indice di una grande maturità, fu il seguente : lui e qualcun altro non ricordo chi, stavano parlando con la solita superiore spocchia e competenza degli adolescenti politicizzati, io dal canto mio stavo leggendo un topolino, sdraiato (io non il topolino) nella branda sotto. Alberto parlava, io ascoltavo distrattamente ma non capendo niente di politica ( ancora oggi…) più che altro leggevo topolino, ( in effetti vedevo le figure per dirla tutta, ricordate i miei sempre 13 anni…). Ad un certo punto una frase sconvolse la mia vita compromettendo la mia credibilita’ per lungo tempo e per affrancarmi da essa dovetti in seguito faticare non poco per dimostrare una certa qual maturità. Frase che, cadendo come una mannaia, tagliò i ponti separandomi per sempre dai fighetti dell’epoca:
“ MA DAI ALBERTO, LO SAI, I SOCIALISTI SO’ TUTTI STRONZI”. Disse l’interlocutore di Alberto Io sgranai gli occhi da cerbiatto ed esclamai “ MA ALLORA CHE MIO PADRE E’ STRONZO???” Silenzio! Disprezzo! Gelo!…... (al peggio non c’è mai fine).Questa leggerissima e trascurabile debacle, fu additata per anni “ad inferos” ( tra ragazzi basta poco), ebbe l’anno dopo un addentellato: Barbara Brusco, sorella di Alberto dovette, faticare non poco per convincere lo scettico fratello (il quale nutrì da allora come una sorta di preconcetto su di me), che invece nel frattempo ero diventato “… simpaticissimo, ma guarda da non crederci ci ha fatto ridere per tutto il turno….” “ Ma chi? Salvatore quello cicciottello che stava in tenda mia????, ah Ba’ ma che te sei fumata ???”…Negli anni Alberto divenne il mio più caro amico…. pentendosene di tanto in tanto.